Alla fine della ripetizione del biennio di Perdonarsi; uscendo dai giorni di Quaresima, entrando nella
Settimana Santa, sono colta da un profondo senso di vergogna che arrossisce incredulo, per la disumanità
palese in me e intorno a me. Nessun nascondimento, nessuna giustificazione, nessuna rivendicazione può
chiudere lo sguardo alla verità, mentre cammino ricordando gli ultimi giorni della Tua vita su questa terra,
figlio dell’Uomo e figlio di Dio, venuto a dichiararci il vero amore per noi tutti; e come un mendicante
rifiutato. Come un malfattore condannato. Come un criminale ucciso.
Mi vergogno della miseria che vedo in me, moltiplicata in miliardi di volti e cuori che camminano
indifferenti
a Te, sempre agonizzante sulla croce di legno appesa ovunque, eppure invisibile ai nostri occhi davanti
a uomini e donne vicini, in carne e ossa, silenziosi e in attesa di una mano parola segno di aiuto fraterno.
Mi vergogno, anche se mi dico: mi dispiace ma non è colpa mia! Cosa posso farci?
Mi vergogno dell’abbondanza di cibo, fiumi di alcool, abiti e infiniti oggetti sempre più superflui, in cui
galleggiamo come naufraghi nel mare dell’insensatezza, sempre mai sazi; sempre più tristi e spenti e
pesanti. Sempre in cerca dell’isola di un paradiso terrestre, dove consolare e azzittire l’insoddisfazione.
Aggirare i sensi di colpa. Mercanteggiare tra diritti doveri e piaceri. O esaltarsi per futili, successi mondani.
Mi vergogno delle molte splendide chiese costruite nel tuo Nome, o in quello dei molti martiri del tuo
amore, che ancora oggi versano il loro sangue, che spesso scorre nascosto agli altari di marmo.
Vuote o piene nelle feste di precetto, infiocchettate o squallide, mi lasciano perplessa.
O distratta dal via vai dei turisti che ne ammirano gli orpelli, senza vita.
Mi vergogno per tutte quelle persone che usano il tuo Nome per sentirsi giusti, e padroni nell’inventare
leggi contrarie alle parole che Tu hai detto con verità e giustizia, misericordioso Signore.
Stravolgerne il senso, tradirlo e continuare a credersi, chiamarsi benefattori.
Amando il prossimo, tranquillamente impedendo di nascere, vivere, e morire in pace.
Mi vergogno per ogni silenzio che tesse la complicità con chi affama discrimina opprime, tanto una persona
quanto una popolazione. Mi vergogno per le intelligenze che vendono a crudeli affaristi la loro capacità,
godendo dei loro bottini mentre esplodono tra gli innocenti le conseguenze atroci della loro
irresponsabilità.
Mi vergogno per ogni discorso che vuole piegare le menti alla supremazia dell’ignoranza, cecità e falsità.
Mi vergogno davanti alle vittime della storia e ai loro carnefici, l’uno e l’altro colati nello stampo della
violenza bestiale che fabbrica in ogni tempo, ogni sistema della così detta società civile.
Mi vergogno, molto mi vergogno di me stessa. Della mia impotenza e nullità in tutto ciò che di male accade.
Dei miei pallidi tiepidi deboli tentativi di non cedere perché accada tutto questo.
Delle piccole egoistiche velleità che permettono, pur non volendo, l’accadere tutto questo.
Perdonami. Perdonaci. Tu che sei Perdono. Incondizionato. Infinito.
Liberami. Liberaci, dalle reti del male. E aiutaci a perdonare, quando
non sappiamo cosa diciamo e facciamo, contro di Te, contro noi stessi.