La vicenda di Mosè

Commenti

  1. luciana p.e alessandro c. dice

    La tua riflessione é veramente illuminante! Un fulmine! Bellissima! Grazie per avercela donata! E’ la prima volta che io e mio marito la pensiamo allo stesso modo. Un saluto affettuoso.

  2. Ultimamente mi sono imbattutta in questa idea molte volte. Piaccia a DIo che sia davvero così 😀

  3. Grazie per la tua riflessione, la sento molto vicina.
    Anche i miei sogni si sono infranti ed ora spero di riuscire a trovare il mio deserto.

  4. Quanta verità e saggezza in queste parole.
    Grazie davvero per questo ottimo spunto di riflessione, che dovrebbero leggere e meditare in molti… 😳
    In fondo parliamo sempre di un eterno ritorno.
    Un fraterno abbraccio a tutti.
    Marco F.

  5. Grazie Paolo, per questa riflessione che apprezzo e condivido, mi permetto, come mio solito, continuare il percorso iniziato nel post precedente in questo proseguo di viaggio.

    Tratto dal sito di Taizè: piccola meditazione quotidiana
    “La padronanza di se per amare gli altri, ci tiene desti. (sarà mica la sentinella?) Possiamo raggiungere la pace del cuore per gli altri e per noi stessi, a patto di non lasciarci ingannare da questa o da quella emozione, impressione, che tanto spesso il nostro immaginario amplifica.”

    Brevemente – in passato una mia amica ed io entrambe con figli avevamo analoghe difficoltà di coppia. Siamo rimaste amiche, forse l’unica persona che mi conosce intimamente da quasi trent’anni, anche se abbiamo agito decisioni opposte. Lei si è separata ed io sono rimasta in coppia.
    Entrambe abbiamo cercato di porre al centro della nostra decisione i figli, e li abbiamo allevati “in coppia” con i loro padri. Talora lei agiva decisioni genitoriali di coppia, più sintoniche delle mie.
    Io sono una solitaria e difficilmente abdico al mio punto di vista, se non superficialmente, così Gianni ed io decidemmo di essere noi stessi, con i figli, nella chiarezza.
    I figli lo capivano allora ed ancor meglio lo colgono adesso: spessissimo il nostro modo di porci è SINCERAMENTE CONTRASTANTE.
    Se vi è una cosa che non rimpiango, che non reputo errore, è proprio questa, tutto il resto: sto cercando di perdonarmelo, lasciarmelo perdonare sopportandone e supportandone il dolore relativo.
    Questo, a mio parere, è FARE I CONTI in coppia e NELLA COPPIA GENITORIALE è non crescerli da soli.

    I miei figli sono mediamente sereni, realizzati e felici, si parlano e soccorrono a vicenda, pur nelle loro diversità; non sembrano fratelli, neppure somaticamente, eppure si vogliono bene.
    La vita “grazie a Dio” è benedicente.
    Oggi sono grata al Signore che mi ha concesso un cambiamento personale e in coppia tale da consentirmi di intravedere la terra di una promessa: “per donar SI”.
    .
    Ciao Un abbraccio a tutti
    Rosella.

    p.s. anche i figli della mia amica sono mediamente felici e realizzati: IL SIGNORE BENEDICE LA VITA dell’uomo CHE VIVE.

  6. Enrico Macioci dice

    Credo che molti di noi siano tentati a volte, durante la loro vita, dall’idea di mollare tutto e “ritirarsi”.
    In effetti si tratta quasi sempre d’una scelta egoica. Forse dovremmo considerare di più, invece, l’ipotesi del cambiamento inteso come rinnovamento; e cioè non fossilizzarci e non pensare d’essere “arrivati”, ma immaginarci sempre e comunque in cammino – tutto ciò però senza rivoluzioni teatrali, che possono facilmente trasformarsi in fughe.
    Questa è forse una prospettiva più “matura” di abbandono inteso come crisi, messa in discussione e rinascita, tenendo comunque fermo il fatto che cambiare con equilibrio e consapevolezza è difficile, molto difficile.
    Un saluto.
    Enrico

  7. Caro Paolo, questa volta desidero rendere omaggio al brano da te proposto, con una libera interpretazione, un po’ immaginaria (io non ho competenze) però mi piace farlo.
    Vi sono assonanze con la tua riflessione e qualche differenza, sparpagliata, qua e là.

    Mi sembra di vedere un giovane adolescente di buona famiglia, dei nostri giorni (o dei giorni miei nel 68), che animato da “buone intenzioni” cerca d’integrarsi col gruppo e di portare la giustizia e la pace tra i miseri della terra. Vuole contrastare l’oppressore facendo ciò che tutti hanno sempre fatto: giustizia agendo ingiustamente: il fine giustifica il mezzo..
    Che agisce ingiustamente lui lo sà, tanto è vero che “si guarda attorno”, prima di colpire a morte un suo fratello di genere (umano) per difendere/vendicare “giustamente” un suo fratello di razza? religione? o altro…(sangue) … e dato che, tutto sommato, desidera essere riconosciuto, almeno dal gruppo, come difensore degli oppressi, lo seppellisce giusto giusto nella sabbia. Luogo in cui al giungere dell’ onda, il corpo si rivela nel dileguarsi della sabbia: così come notoriamente la casa crolla al primo alito di vento se non poggia sulla roccia.
    Il giorno dopo, torna al gruppo nel quale desidera inserirsi e con suo stupore, scopre che non solo non gli sono grati ma che diffidano di lui anche e più di prima. Poichè “tra il suo dire (giudicare astrattamente ed a parole ciò che sarebbe giusto che gli altri facessero) ed il suo fare” (uccidere di nascosto e seppellire) c’è di mezzo il mare.
    Proprio il mare della vita, quell’attraversamento del Mar Rosso, nel quale, se un Altro non ti salva tu non sei salvato.
    Ma questo accade dopo.

    Allora il nostro giovane (adolescente) ha paura. Ha paura perchè si sente respinto da tutto da tutti e tradito dalla vita.
    Non può fare ritorno alla casa del padre ( di Faraone) che lo vuole morto e non può restare nel gruppo (d’appartenenza) desiderato, pichè non ne comprende le “regole del gioco” .

    E’ così che, secondo me: “il miracolo della vita adulta si manifesta” quasi tutto il resto fosse un semplice preludio.

    Mosè si allontanò da tutti, e da tutto: il suo “credere di sapere”, scisso e contradditorio, frutto di altre culture: quella del potere e quella dello schiavo, in rotta di collisione; per abitare nel paese in cui risiede la casa del suo cuore: E SEDETTE PRESSO UN POZZO.
    E mi sovviene alla mente UN ALTRO UOMO assetato e stanco, seduto presso un pozzo, che chiede da bere ad una donna di un’altra razza? religione? o semplicemente di un’altra regione, la Samaria… ma questa è tutta un’ altra storia… oppure no?

    ciao a tutti
    Rosella.

  8. La vicenda di Mosè mi ha riportato ai sogni giovanili, alle scelte agite con tanta presunzione, al deserto che è stato necessario attraversare per spegnere le illusioni egoiche, alla fatica e al dolore ricevuto e procurato lungo il cammino, ma anche alla grande gioia di raggiungere un luogo di pace in cui scoprire l’ Altro che mi ama, spazio di relazione, in cui sono chiamata per nome, che si apre all’infinito nell’Uno.
    E’ in questo luogo che torno quando l’azione subdola dell’ego mi fa ricadere nella separazione ed è lì che invoco l’aiuto del Signore.

    Grazie a tutti.
    Giuliana

  9. Domenico Parlavecchio dice

    Mi viene da pensare all’evento durante il quale mi resi conto che il mondo se la cavava benissimo anche senza di me. Ero io che avevo bisogno del mondo e della sua approvazione per esistere.

    In quel periodo ci fu una ri-scoperta di Dio. C’era molto silenzio intorno a me. Terreno fertile per i miracoli 🙂

    Grazie

  10. Patrizia Caretta dice

    Da noi il martedì c’è l’adorazione per tutto il giorno. Ho segnato il mio turno dalle 14-15. Poichè nel racconto c’è il senso che credo aver intuito dalla “lezione” non sto’ dietro a illustrarvi la stupenda fonte di quello StareconLui.Con la stessa prosopopea di Mosè l’ho già fatto davanti alla massa di fedeli della Messa domenicale, sul pulpito, con gran turbinio di emozioni. “fammi vedere cosa posso fare di buono per te, oggi”. E così il parroco mi ha lasciato parlare ai fedeli per ricordare la bella opportunità dell’adorazione del martedì- luogo nel quale si trovano tutti i tesori della nostra pace. Il martedì sera seguente, con mio grande dispiacere e rammarico mi sono resa conto di aver dimenticato il mio impegno di Amore. Era la prima “assenza”.Potrei schernire la cara miss p. con un HA HA HA HA! Datti pace ciccia. 😎

  11. Ciao, carissima Patrizia, bentrovata.
    Un abbraccio in Spirito adorante.
    Marco

  12. Non c’è quando scopre di essere un Ebreo.

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