Il generale Charles De Gaulle e il passerotto

Commenti

  1. Quanta poesia in questo tuo post, cara Grazia!
    GRAZIE.

    Anch’io nella mia vita ho incontrato tanti passeri prigionieri, per i quali non riuscivo a darmi pace…

    Personalmente credo che in queste situazioni, oltre a cercare di liberare il passerotto, non c’e’ molto di concreto che si possa fare, anzi a volte agendo si fa anche peggio… e se liberando il passerotto questo rimanesse intrappolato nell’elica di un aereo? …

    In fin dei conti il giudizio di giusto e ingiusto rimane fondamentalmente un giudizio terreno. Non vedo altre alternative, almeno per me, oltre all’affidarmi alla Vita e ricordarmi che cio’ che conta non e’ tanto l’azione (o l’inazione) rispetto ad una determinata situazione, quanto la coscienza da cui essa scaturisce (o non).

    un affettuoso abbraccio

  2. Angela P . dice

    Grazie Grazia per la poesia di questo racconto ma mi stavo chiedendo prima di dedurre che fosse prigioniero non hai pensato che forse viveva lì…a volte si riesce a sopravvivere anche in luoghi ostili se sappiamo accogliere…a me è sembrato che lui ti stesse accogliendo…non perdere la tua essenza anche in mezzo a un luogo che ti è alieno…forse era questo il messaggio…

  3. Grazia Gavioli dice

    Cara Lea, è sempre un piacere leggere ció che scrivi, anche solo nelle risposte, grazie dell’apprezzamento e anche di ricordarmi quanto sia evolutivo, per la coscienza, l’accettazione dell’esperienza, per quanto dolorosa sia, auguri per i tuoi passeri è un grosso abbraccio. Grazia

  4. Grazia Gavioli dice

    Angela ciao, grazie della tua lettura del fatto, arricchisce di altre sfumature le possibili interpretazioni e incoraggia a non perdere comunque di vista l’essenziale. ?

  5. Paola Balestreri dice

    Cara Grazia,
    mi sembra che la compassione vera, quella del buon samaritano, è sempre legata a un momento preciso e a una persona precisa (o uccellino che sia): c’è un kairòs, un istante che ci coglie improvvisamente e ci dona uno sguardo nuovo e più profondo sulle cose. Questo è ciò che descrivi bene e che hai vissuto a Parigi.
    Ed è proprio il contrario di un “attacco di maglietta rossa”, quell’indignazione istituzionalizzata e ‘a comando’ che invece rischia di essere qualcosa di ideologico e falso, lì dove il sentimento-sentimentalismo non nasce da uno stato di integrità (quello che a fatica cerchiamo di realizzare anche nel percorso dei Gruppi Darsi Pace), ma paradossalmente da un rafforzamento delle difese che non tengono conto della complessità delle cose.
    Il sospetto per la lacrimuccia a orologeria, per lo sdegno umanitario solo per alcune tragedie ben pubblicizzate dalla TV mi sembra più che giustificato e non penso che abbia a che fare solo con un bieco nazionalismo.
    Mi unisco all’augurio di un volo di libertà per il passero e per la bambina che è in ciascuno di noi, in questo agosto doloroso.
    Paola

  6. Giuliana Martina dice

    Cara Grazia,
    l’attesa all’interno di un aeroporto pieno di distrazioni prima della partenza, l’ incontro con il passero e con la bambina interiore che si prende cura di lui e poi il sogno durante il volo mi riportano l’ esperienza che vivo nella pratica meditativa.

    Spostando l’attenzione sul corpo e ascoltandolo riconosco sempre meglio la costruzione colossale e labirintica che mi ingabbia e il piccolo passero che desidera spazi più ampi; è vero che all’interno dell’aeroporto può trovare da mangiare, ma lui sente altro, desiderio di partenza, di uscita dalla ristrettezza. La bambina lo ascolta crede di potergli essere di aiuto e lo nutre. Tutte parti mie, tanti pensieri da riconoscere e lasciare andare.

    Non si tratta di maglietta rossa, ma di un tornare piccola, capace di abbandonarmi sfidando la ragionevolezza e credendo ad un oltre ignoto eppure conoscibile proprio nella fiducia e nell’abbandono.

    Così inizia il volo di ritorno, nel volo il sogno e nel sogno la liberazione: il cielo azzurro e immenso è dentro di me e posso respirarlo.

    Nell’ultimo anno del percorso Darsi pace che tra poco inizieremo contempleremo un volto, non quello di un generale, ma di un padre benevolo che da sempre ci ama e attende paziente la nostra decisione di spiccare il volo per farci camminare sulla terra con la leggiadria del passero consapevoli della sua presenza in noi.

    Grazie e a presto.
    Ti abbraccio, Giuliana

  7. Grazia Gavioli, thank you ever so for you post.Much thanks again.

  8. Cara Grazia, e’ molto bello cio che hai scritto anche io sono passata per l aereporto GDG ultimamente ma cio che mi ha colpito non sono i passeri ma i mendicanti stesi a terra , questo assume un aspetto meno poetico .
    Un saluto

    Silvia

  9. Care tutte,

    Siete patetiche , andate a Parigi , vi crogiolate nei vostri soldi e poi scrivete “24.000 ” persone muoiono di fame e tutto ” il gregge ” di darsi pace si congratuala con i vostri manca spirito critico ; in questi casi la mente e’ “resettata” da cio che vi viene “insegnato/imposto”

    Un abbraccio

    Catia m.

  10. giancarlo salvoldi dice

    Mi sembra che l’uccellino in aeroporto fosse solo lo spunto per una riflessione su di sè e sulla persona.

    Per quanto riguarda i poveri stesi a terra, teniamo presente che chi va a chiedere l’elemosina nel centro di Roma o di Parigi o di Londra, può essere un povero vero, da aiutare, ma spesso si tratta di furbi organizzati perfino in mafie.
    I poveri veri, e purtroppo sono tanti, sono pieni di dignità e raramente si inginocchiano sui marciapiedi delle metropoli.

    La signora Catia può sperimentare di persona che a Parigi o a Berlino ci va una marea di squattrinati che, per fortuna, possono fare voli A/R con poche decine di euro.
    Era vero in passato che il mondo lo giravano solo i miliardari alla Berlusconi o alla Benetton, o come quegli architetti che hanno costruito i mostri del Corviale a Roma o il ponte crollato a Genova. (Architetti che hanno realizzato urbanistica di degrado delle periferie disumane e ponti insanguinati, e che oggi vengono ancora elogiati per le loro opere progressiste e “futuriste”, mentre dovrebbero essere censurati per la loro ideologia arrogante e disumana).

    Mi dispiace non tanto essere definito “gregge”, perchè non lo siamo, ma che Catia possa pensare che i praticanti di Darsi Pace subiscano imposizioni: venga anche lei, e potrà sperimentare con noi tante cose belle, ed in primis la libertà.
    Giancarlo

  11. Catia,

    Primo, ti pregherei di non scrivere “care tutte” o “un abbraccio” se poi nello stesso messaggio ci insulti dandoci delle “patetiche” e del “gregge”. Stona proprio…

    Secondo, mi chiedo dove prendi l’autorita’ di giudicarci.. “vi crogiolate nei vostri soldi” ma che ne sai tu della nostra storia? che ne sai tu dei nostri soldi?

    Lo stesso vale per l’accusa di essere “manipolate” o addirittura che ci venga imposto qualcosa…

    Ne approfitto per fare una breve riflessione: mi sembra di vivere in un epoca in cui si elogia spesso la capacita’ di criticare, specialmente l’autorita’. Chi invece la dovesse pensare come l’autorita’, viene accusato di “gregge”, di “non avere capacita’ critica”, di “amalgamarsi”.. Come se la critica fosse sempre giusta e fondata. A me questo atteggiamento sembra piuttosto una ribellione infantile. La critica va sottoposta al discernimento, come tutto il resto.

  12. Grazia gavioli dice

    Cara Paola grazie di aver commentato il post, rispondendoti mi dai la possibilità di esprimere in modo ragionato, un po’ di quello che sento e penso sull’argomento immigrazione, un tema molto divisivo a quanto sembra di vedere. Comincio allora da quello che ci unisce, e cioè la montatura mediatica, sono assolutamente d’accordo con te che tutti quelli che i mezzi d’informazione fanno passare per I PROBLEMI del nostro tempo, altro non sono che coperture distrattive, esasperate ripetizioni volte a catturare l’attenzione della gente.
    Ma parlando di immigrazione dietro ai titoli in grassetto e ai proclami del telegiornale c’è la tragedia umana di donne e uomini che fuggono da una condizione non più sopportabile per loro. E questa non è retorica buonista nè sentimentalismo a buon mercato. E proprio perchè la loro vicenda non è Il PROBLEMA, la loro integrazione sarebbe possibile se solo la considerassimo veramente. Ma se noi ignoriamo la loro tragedia ci perdiamo in qualità umana e di questa perdita non ci potrà mai risarcire nessuno. Sul piano personale poi, mi infastidisce il dileggio, che rende lecita anche una certa forma di cinismo, mascherato da realismo, con dispiacere ne ho constatato la presenza anche nei nostri post. Ti ho aperto il cuore, cara Paola e per brevità mi fermo qui, un abbraccio.

  13. Grazia gavioli dice

    Cara Giuliana, mi piace molto la tua lettura del fatto, ti confesseró che è sempre anche un mio metodo quello di trasporre gli avvenimenti esterni sul piano interiore, e mi sono interrogata su questo, dunque nella storia, vedo bene il percorso meditativo, e spero come te, che il passero sia presto liberato, magari con l’aiuto di un padre benevolo e amorevole. Un abbraccio grosso.

  14. Grazia gavioli dice

    Caro Giancarlo, grazie di avere risposto per me a Catia e Silvia, e grazie anche a te Lea, lo avete fatto così bene che non mi sembra necessario aggiungere niente se non che forse le due hanno sbagliato blog.

  15. CARE TUTTE

    da come scrivete non ci vuole molto a capire che fortunatamente per voi ricoprite un ruolo “alto” nella vita professionale , lavorate, e questo vi permette di fare ” sedute comodamente ” sul vostro capiente stipendio 10.000 e oltre euro queste riflessioni.
    Giancarlo ” baronetto universitario” hai trovato un sito che ti rende “figo” per mettete in mostra il tuo sapere intelletuale per il quale onorerai ogni mese circa 10.000 senza gli extra

    Un caro saluto a tutti

    Catia

  16. Paola Balestreri dice

    Catia, qual’è il tuo problema? Da dove nasce questa rabbia che ti porta a giudicare, a etichettare chi scrive in questo blog senza entrare nel merito dei discorsi?
    Nel percorso dei Gruppi Darsi Pace cerchiamo di lavorare sui meccanismi che ci rendono infelici e posso assicurarti che, ricchi o poveri, lavoratori o disoccupati, intellettuali o persone senza una particolare istruzione, siamo tutti concordi nel riconoscere che le relazioni con noi stessi e con gli altri saranno sempre disastrose finché non cercheremo di curarci, di risanarle attraverso un paziente scioglimento di tanta negatività.
    Sarebbe bello averti tra noi, se avrai voglia di rinunciare a un po’ dei tuoi pregiudizi.
    Un caro saluto.
    Paola

  17. Nelle nostre mani
    Racchiuse
    Raccogliamo tutta l’acqua
    Per innaffiare
    Le radici del nostro destino

    Ciao
    Marco M

  18. Andrea Cioni dice

    Mi sono commosso alla lettura del post, che ho accolto come fosse una storia, una sorta di fiaba da raccontare ai bambini, ma che molto ha da dire e da far capire soprattutto agli adulti. È solo con animo di bambino, con quella straordinaria capacità di attraversare i confini della fantasia e del reale, del sogno e della veglia, che credo si possa immediatamente sentire, nelle parole di Grazia, la presenza di una verità profonda. Poi, per chi bambino non è più, per chi crede di non esserlo mai stato o se ne è dimenticato, saranno apprezzabili i ricchi contenuti simbolici e il gradevolissimo modo in cui sono resi. Grazie per questo poetico, ‘onirico’ post. Lo considero un dono speciale, prezioso, da ripercorrere con attenzione, (anche alle eventuali proiezioni delle ombre di noi lettori).

  19. Molto bello, Grazia! Mi conferma che nella vita interiore, quella vera, quella con i suoi “panorami”, non c’è una scala di importanza così rigida e implacabile come quella esterna, come quella “del mondo”. Per cui un passero può occupare il cuore più di tante tragedie, e non è affatto una cosa di cui colpevolizzarci, perché quello è un segnale di un desiderio di riallineamento, credo, di un bisogno di attenzione e di amore, di cura, di cura di sé e degli altri, fin dalle piccole cose. E’ un segno di quel percorso di guarigione psichica, senza il quale nessuna attenzione o carità può essere efficacemente esercitata.

    Chi non è attento ai passeri (e io per primo, sempre), come potrà essere attento agli uomini in sofferenza?

    Nel mio libro appena pubblicato la prima sezione l’ho voluta proprio chiamare “Elementi del Paesaggio”, di quel paesaggio interiore, così complesso e variegato, e ho anteposto una frase di Etty Hillesum – la “mia” ragazza preferita, compagna di cammino – che dice (la riporto come ho voluto “sincoparla”),

    Il mondo interiore è tanto reale
    quanto quello esterno. Bisogna esserne
    consapevoli. Anche esso ha i suoi paesaggi, i
    suoi contorni, le sue possibilità, i
    suoi terreni sconfinati.

    Ecco. Quel passero parla al tuo, al nostro mondo interiore. E infatti torna a cercarti, a cercarci, vuole stare con noi, ha qualcosa da dirci, parla del piccolo e del nascosto che vince su tutto, sulla grandiosità architettonica e sull’efficientismo moderno. Parla del piccolo, della sua intima maestosità. “Non vado in cerca di grandi cose”, dice il Salmo 130, da anni nella mia “top ten”.

    Il passero parla del riposto, del nascosto, dell’eterno. Di ciò che è gentile, inerme, un Dio bambino. Un Dio cucciolo.
    Di una strada possibile, ancora possibile.

    Grazie.

  20. Cara Grazia, un grazie di cuore anche da parte mia. È vero, c’è una bellezza nascosta che non tutti vedono ( un passerotto, una maglietta rossa), ma chi questa bellezza la sa vedere, si fa promotore di pace in un mondo senza pace e apre varchi inaspettati nelle gabbie in cui l’umanità è rinchiusa e rinchiude chi è diverso e non gli piace. Il tuo passerotto voglio pensarlo libero nel cielo azzurro, a celebrare la vita , con la semplicità che solo gli umili hanno in dote. Un abbraccio

  21. Grazia gavioli dice

    Marco M, la grazia del verso apre all’enigma interpretativo, e anche quando è apparentemente semplice come quello che hai mandato, lascia molte porte aperte. Grazie e ciao.

  22. Grazia Gavioli dice

    Andrea, ti sono molto grata delle tue parole di apprezzamento, ma lo sono anche di più perché mi sembra che tu abbia colto proprio lo spirito del post, quello slancio che mi ha spinta a scriverlo, in tempi di facile fraintendimento, ció che dici mi fa credere che comunicare sia possibile. Grazie, grazie, grazie.

  23. Grazia Gavioli dice

    Caro Marco C (mi viene da ridere a scrivere Marco C, ma tu capirai il perchè), hai proprio ragione, siamo abituati a dividere il mondo interiore da quello esterno e a considerare l’esterno l’unico reale, ci hanno condizionato a credere che ció che avviene all’interno di noi siano fantasie, questioni evanescenti che vanno e vengono senza che noi possiamo entrarci in alcun modo, invece come tu dici, il passero va ma torna e mi parla ‘del piccolo e del nascosto’ della sua ‘intima maestosità’. Chiede un mio intervento. L’idea di un Dio bambino, di un Dio cucciolo, è bellissima e si riallaccia ad un mio modo di sentire il rapporto con il divino come qualcosa che sta crescendo pian piano dentro di me. Grazie Marco del tuo interessante contributo, curiosa del tuo nuovo libro, ti auguro tanti successi editoriali.

  24. Grazia Gavioli dice

    Ciao Monica, grazie a te del bel commento che mi onora, grazie di immaginare, con me, il passero in un libero volo nella vastità del cielo.

  25. Cari tutti, vedo che anche qui, fra un volo e l’altro è uscito il tema dell’immigrazione. Grazia, complimenti per la tua risposta al riguardo, condivido in pieno.
    Mi permetto solo di aggiungere che se da un lato il sentimentalismo a bacchetta è falso (nel cuore di chi lo comanda, ma comunque mi astengo dal giudicare i cuori), non è detto che sia altrettanto falsa la solidarietà concreta di chi non si riconosce nelle parole di guerra di una certa politica e che quindi non sta né con la vecchia classe politica, né con un certo ministro.

  26. Un post davvero bello e poetico che mi ha portato a cercare una poesia di Marco Guzzi dal libro “Nella mia storia Dio” ed Passigli pag 131, dal titolo

    Beati i piccoli

    Il passerotto mangiucchia la mollica
    Sul terrazzo. Io prego.

    Il cielo è cupo.
    Ma non importa.
    Entrambi ci siamo saziati
    Infatti.
    E cantiamo.

    Ti ringrazio perché ci hai aiutato a ricordare l’importanza della meditazione e il grande valore della contemplazione.

    Con affetto
    Fabio

  27. Grazia Gavioli dice

    Caro Dario, fa sempre piacere constatare che non si è soli, grazie della condivisione.
    Fabio, trovi sempre una poesia di Marco, adatta all’uopo (come si diceva una volta), questa proprio non me la ricordavo, è deliziosa, grazie di averla riportata alla memoria.

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