ABITARE LO SPAZIO DEL NASCENTE

Commenti

  1. Meravigliosamente affascinante.

  2. Ida Crocco dice

    Grazie Ludmilla!
    Domando scusa, mi sono accorta che manca una parola nel testo. Ve la riporto qui riprendendo la frase: “sono presenze silenziose che aleggiano nella vicinanza”.

  3. Pier Antonio Trattenero dice

    Noi siamo determinati dal nostro corredo biologico? In che maniera? Possiamo essere protagonisti di noi stessi superando le concezioni di destino, karma, condizionamento? Ho sessantacinque anni e la filosofia mi appassiona. Insegno tecniche di recitazione e di ascolto della musica impegnata. Sono contento di vivere perché so che Dio non giudica, siamo noi a giudicarci e la nostra coscienza davanti alla morte è spietata. Sono fuori tema chiedo però un collegamento tra queste domande e il filosofo, il psichiatra da lei citati. Grazie

  4. Grazie cara Ida,
    Hai offerto importanti spunti di riflessione.
    Un caro saluto
    Cristina

  5. Grazie infinite Ida! Non avevo mai sentito parlare di Sloterdijk e di Grof. Riflessione illuminante. Sarebbe bellissimo leggerti ancora a proposito.
    Sottolineo in particolare questo passaggio:
    “La nostra […] è una doppia nascita e la separazione dal fedele compagno originario, la placenta, è avvertita durante la vita come una presenza assente […]. Un sacro compagno per gli antichi, l’organo che non esiste per i moderni. La nascita solitaria dei moderni allora porta allo sviluppo di tecniche di solitudine e di compensazione con surrogati, persone, oggetti e immagini.”
    E vi sottopongo questa domanda: si può quindi recuperare una relazione sana con la ‘mancanza della placenta’, superando la solitudine ed evitando tecniche di compensazione?

  6. Dario Falconi dice

    Molto interessante!

    Grazie Ida.

    Un abbraccio,

    Dario

  7. Pasqualino dice

    [….].Questo eleva il grembo ad entità trinitaria: come lo spirito lega il Padre e il Figlio, così il sangue fa dei due uno…[…]

    Mi piace molto questa immagine qui esposta perché restituisce un valore molto profondo al legame madre-padre-figlio. Anche le considerazioni riguardo al momento cruciale del distacco (dal cordone ombelicale materno) sono illuminanti. Penso che questo sia una vera iniziazione, come un “battesimo primordiale” che ci avvia alle nostre numerose morti e susseguenti ri-nascite. Con morte mi riferisco naturalmente a tutto quei “passaggi” necessari ad una evoluzione che ci avvicini alla nostra essenza, alla vera immagine di somiglianza a Dio.
    Far cadere ogni atteggiamento distorto, ogni forma di mascheramento difensivo replicato nel nostra esistenza è il presupposto per poter ri-nascere ed aprirsi all’ epifania del Risorto.
    Ecco il collegamento con il “lavoro” dei gruppi D.P.
    Salta subito agli occhi.
    Vorrei sottolineare l’ importanza della fase acustica, avvalorandola con i numerosi studi condotti dagli studiosi, non ultimo A. Tomatis, che ha perfino trovato una connessione del suono con la nascita del nostro (e anche degli altri ?) universi

    Grazie Ida
    Ammirevole e lodevole il tuo impegno in quanto spunto di nostre semplici quanto utili riflessioni.

  8. Stan Grof ha da molti anni studiato anche un dispositivo pratico con l’intenzione di esplorare anche (ma non solo) questa nuova mappa dell’inconscio. Questa tecnica si chiama Respirazione Olotropica. E’ una tecnica potente e molto terapeutica in grado di riconfigurare nel tempo il nostro modo di “percepirsi” e di “percepire” il nostro rapporto con il mondo.Lo posso dire per esperienza personale avendola praticata per anni.Grazie per questo articolo.

  9. Simonetta Chiappini dice

    Si, non si finisce mai di imparare e sentire. Grazie Ida

  10. Buonasera, rispondo a Pier Antonio Trattenero.
    La ringrazio per il suo l’interesse. Una risposta esaustiva alle questioni che lei solleva richiederebbe ulteriori approfondimenti, molto interessanti, ma di cui non sono esperta, come ad esempio l’ambito delle neuroscienze che si occupa del nesso tra genetica e comportamento. (Se vorrà potrà trovare dei riferimenti nel catalogo nazionale che le riporto di seguito dove può inserire i termini chiave, ad esempio, “genetica e comportamento”: http://opac.sbn.it/ )
    Credo comunque di poter ritenere che per entrambi gli autori la complessità della realtà non possa ridursi al dualismo linguistico e concettuale di materia/non materia (quindi di genetica da una parte e di carattere/pensiero/emozione dall’altra) ma entrambi fanno capo, cosa d’altronde inevitabile nella comunicazione verbale, al soggetto come punto di partenza di una delle prospettive del tutto, ma anche come punto di incontro di strutture esterne ed interne che lo determinano, ma che tuttavia non lo riducono necessariamente ad esse. Da una parte Sloterdijk in Sfere affronta una sorta di archeologia del soggetto tramite un linguaggio ricco di riferimenti intersisciplinari e immagini individuando alcune strutture che lo costituiscono. Non conosco però sue trattazioni sul tema del destino. Grof invece parla di karma inteso come “un processo di crescita e sviluppo attraverso la vita, e poi attraverso e oltre la morte” e riconosce che questa credenza, oltre a soddisfare un interesse teorico, ha soprattutto conseguenze pratiche e morali. Infatti chi crede di vivere una sola vita può benissimo evitare di assumersi le responsabilità delle proprie azioni. Il karma invece può essere adottato come principio guida del nostro comportamento. Considerata come una legge cosmica, non ha a che fare col concetto di punizione, ma descrive le conseguenze automatiche delle nostre azioni. È come dire che smettere di sorreggere un oggetto lo fa cadere, esempio di Grof stesso. Una legge naturale quindi che fa capo però alla convinzione di essere spazialmente separati gli uni dagli altri! Senza protagonisti separati la legge del karma non sussisterebbe. Proseguendo nella ricerca personale potremmo invece avere esperienze che ci convincono che il nostro senso di identità separata è un’illusione. Percependo l’unità del campo di coscienza cosmica si può anche smettere di credere nel karma e nell’idea stessa di reincarnazione, nonostante diverse esperienze riportate da persone in tutto il mondo possono convincerci dell’esistenza di correlazioni tra vite in tempi e spazi diversi. Quindi secondo Grof non c’è una sola risposta alla questione del karma, ma “tutto dipende dallo stadio evolutivo nel quale ci si trova”. La fisica moderna ha già dimostrato come gli oggetti non siano separati spazialmente, ma che a livello subatomico è tutto interconnesso. Quindi, in fin dei conti, il solo e unico protagonista delle nostre vite è quello che gli indù chiamano Brahman, cioè la Coscienza Assoluta. Tutti i confini che possiamo sperimentare nell’esistenza, o esistenze, sono infine arbitrari e discutibili.
    A chi vuole il compito di conoscersi ed estendere appunto i confini identitari per darci pace.
    Spero di aver soddisfatto anche se solo in parte il suo interesse.
    Una buona serata

  11. Ciao Cristina, grazie a te.
    Federica, la placenta così intesa solleva la questione dell’altro e del mio doppio, l’altro me stesso, ma anche l’angelo e il mio protettore, il totem e tutte quelle figure che simbolicamente rimandano all’altro e che fa sì che io sia. Un tema molto vasto di cui a lungo se ne potrebbe parlare e a mio avviso interessantissimo. Visto che siamo in Darsi Pace, lo stato dell’io che Marco Guzzi ha definito io-in-conversione credo possa rappresentare proprio il ricongiungimento con una parte di me che è andata perduta e che lei sola può completarmi (e forse mai definitivamente, ma sempre e di continuo). La relazione con gli altri per essere autentica e creativa non può che essere allora, paradossalmente, fondata in questo stato dell’io che necessita innanzi tutto di essere ritrovata dentro di noi in un arduo e faticoso lavoro costante per poter essere poi riconosciuta fuori con gli altri. Allora non saremo mai soli, ma sempre accompagnati da questo spirito che veglia in e su di noi. Ad ogni modo trovo curioso e mirabile come l’organizzazione della natura tutta possa rappresentare sin nei suoi dettagli un continuo rimando al modo in cui siamo fatti nella nostra interiorità.
    Un caro saluto

  12. FEDERICA BUCCI dice

    Grazie per la risposta! Spesso mi sono ritrovata a fantasticare su come l’organizzazione dell’universo possa essere un rimando alla nostra interiorità. E sapere che esso è in espansione accelerata mi fa pensare che anche la nostra interiorità potrebbe evolvere ‘espandendosi’ in maniera accelerata. Forse è proprio un richiamo di quel processo di estensione del confine identitario, a cui accennavi nella risposta sopra.
    Grazie ancora!

  13. Grazie a te Dario.

    Grazie Pasqualino per le tue riflessioni e spunti che hai condiviso.

    Arianna è proprio alla Respirazione Olotropica dei coniugi Grof che mi riferisco. Grazie per averlo ricordato!

    Un saluto anche a Simonetta.

    Federica è molto bello a volte fantasticare come fai tu su questi argomenti, e lo è ancora di più viverli, cosa che fa un po’ paura all’inizio (e l’inizio è molto lungo…). Darsi Pace appunto offre validi strumenti concreti per sostenerci in questo incredibile viaggio.

    Buon proseguimento a tutti.

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