IL FEMMINILE E LA DIMENSIONE POLITICA

Commenti

  1. Giuseppina Nieddu dice

    Grazissime Maila per questo post che riporta le domande intelligenti che lo hanno generato.
    Le trovo stimolanti per ogni persona interessata a superare l’istintivo disinteresse nei confronti della penosa dimensione politica. Ancora di più grazie per aver iniziato a rispondere con le tue riflessioni necessariamente sintetiche e non esaustive.
    Rilanciano l’ urgenza della nuova visione femminile politica incarnata da grandi donne mistiche e rivoluzionarie, illeterate o colte che a partire da Maria Santissima hanno rovesciato i falsi potenti dal trono della Paura per fare una Santa Alleanza nutrita da una com-prensione molto radicale e profonda delle dinamiche della Vita che ci spingono a Darci Pace.
    Ho apprezzato le tue citazioni di Adriana Zarri, teologa trinitaria : eremita, giornalista e scrittrice laica… unita a filo rosso ad altre quattro donne eretiche e visionarie, riconosciute maestre della Chiesa molto tardi ( Ildegarda di Bingen, Caterina da Siena, Teresa d’Avila, Teresa di Lisieux…)
    Certo il rovesciamento dei potenti dai troni cantato nel Magnificat, iniziato da lontano e inarrestabile, è sempre arduo e lungo ma anche nutrito dalla femminile poetica certezza che “camminando s’apre cammino…” generativo.

  2. GianCarlo Salvoldi dice

    “Lo spirituale è politico”.
    Se da poco si era arrivati a capire che “il personale è politico”, adesso più in profondità comprendiamo che
    “lo spirituale è politico”.
    Ma “Il femminile è scarsamente politico?”
    L’approccio sembra essere di un senso di limitatezza del femminile, e di conseguente senso di colpa, per il reale minore interesse delle donne verso la politica.
    Ma non potrebbe essere giusto l’approccio delle donne alla politica?
    Non potrebbe essere la politica rozza e spesso brutale a provocare una giusta reazione di rifiuto da parte delle donne?

    Il dono di una sensibilità e di una spiritualità spiccate nel femminile, è una diversità dal maschile buona e benedetta.

    Ed è per questo che la cultura del “gender” che vuole cancellare le diversità è il peggior nemico del femminile.

    Quando le ragazze e i ragazzi de “L’Indispensabile” ci dicono che è ora che la politica parta dai nostri problemi essenziali e consideri l’interiorità dell’essere umano, non fanno una proposta costruttiva e avanzata verso un nuovo profilo antropologico?
    Che va nella direzione dell’Insurrezione della Nuova umanità?
    E le istanze del femminile non vanno esattamente in questa direzione?

    grazie, Maila.

  3. Francesco Marabotti dice

    E chi sarà mai l’amico che ti ha posto
    queste domande così intelligenti?

    Grazie Maila, bell’articolo, credo che possa
    essere un seme importante per una riflessione
    di ampio respiro
    e capace di illuminare e andare nella direzione
    di una guarigione di questa scissione secolare.

    Un caro abbraccio,
    Francesco

  4. Antonietta Valentini dice

    Cara Maila,
    Ancora una volta hai scritto una riflessione profonda, ricca e piacevolissima da leggere. Grazie!
    Io credo che le donne già facciano indirettamente tanta politica, ma non in ruoli di potere “formale”, spesso in realtà più vicine alla vita reale, come per esempio nel volontariato o nelle associazioni.
    Finché il potere “formale” esigerà dei prezzi così alti in termini di scissione interiore e di rappresentazione esterna credo che per molte donne semplicemente risulti una perdita di tempo. Almeno questa è la mia impressione.
    Ma la speranza è che le cose possano cambiare, e le tue parole ne indicano con lucidità la direzione.
    Un abbraccio!
    Antonietta

  5. Grazie cari amici per i vostri commenti,

    Cara Giuseppina, mi fa piacere che conosci Adriana Zarri. Per me è stata una scoperta piuttosto recente che sperò potrò ulteriormente approfondire. Tutte le grandi donne che citi erano sostenute e nutrite da una fortissima spiritualità e come dici bene, Maria ne è certamente la figura archetipo, le cui qualità, differenti da quelle cristiche, non ancora sufficientemente comprese fino in fondo.

    Caro Giancarlo,
    Sì, come dici penso che le istanze del femminile siano davvero preziose per contribuire a una nuova visione politica. come avevo scritto già in alcuni precedenti articoli, penso che la chiave sia nell’equilibrare e dare spazio a entrambi i principi nella stessa misura. Non condivido affatto ad esempio l’opinione che una gestione completamente femminile delle cose sarebbe migliore, soprattutto se, come cito nell’articolo, il modello applicato sia ancora quello maschile egoico. Come dice bene la Zarri, a fare la differenza non è tanto una maggior presenza biologica del femminile, quanto una cultura del femminile, il fare le stesse cose diversamente. Questa diversità e differente approccio alle cose penso possano davvero contribuire a una maggiore ricchezza a beneficio di tutti.

    Caro Francesco,
    penso tu lo conosca bene :-).
    Grazie perché alla fine si è creata davvero una bella occasione per inaugurare una riflessione su un tema davvero importante.

    Grazie a te cara Antonietta per leggere sempre con interesse i miei articoli.
    Credo che questo atteggiamento del “potere formale” stia davvero presentando in maniera sempre più evidente le sue criticità, ed è una cosa credo avvertita abbastanza trasversalmente. Sicuramente il lavoro interiore dovrò essere portato al centro della dimensione politica, e in questo credo che le qualità del femminile possano davvero contribuire moltissimo.

    Un caro saluto a tutti

  6. GianCarlo Salvoldi dice

    E adesso?
    Il popolo dei lettori, adeguatamente stimolato ed incuriosito sul misterioso suggeritore, dovrebbe osservare i simpatici accenni, gli ammiccamenti e i rimpalli, e restare lì, un pò ebetino?
    Dobbiamo assoldare la Gabanelli a Report o a Dataroom per scovare il personaggio?
    Mi arrendo solo se mi tirate il colpo mancino di dirmi che la curiosità sta nell’area dell’io egoico.
    Baci, GianCarlo

  7. Filippo Tocci dice

    Grazie Maila per le tue riflessioni, che toccano ad un livello profondo la questione. Quanto abbiamo bisogno di una cultura autenticamente femminile per sanare un maschile distruttivo, che continua a perpetrare il suo dominio politico e culturale, anche laddove la ‘presenza femminile’ sembrerebbe suggerire un cambio d’epoca.
    Lavoriamo per affermare questa nuova visione, ed uscire da una cultura che si limita a questioni di facciata, incapace di scalfire le proprie rigidità millenarie. Viene spontaneo pensare anche all’ambito lavorativo, dove – soprattutto in certi settori – diversi tratti del principio femminile sembrano non trovare accoglienza.
    Il percorso è lungo, ma già collocare il dibattito a questo livello sarebbe davvero l’inizio di una rivoluzione.
    Un caro saluto!
    Filippo

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