L’Universo delle Psicoterapie (5):
psicologie cliniche, psicoanalisi, teorie, modelli e ideologie in transito dal XX al XXI secolo.

Commenti

  1. Simone Compagnucci dice

    Caro Michele,

    Grazie mille di questo interessante e complesso articolo del quale ammetto di non esser riuscito a comprendere tutto, almeno a un livello cognitivo, ma che mette in luce molti punti oscuri che la branca delle scienze psicologiche ancora mostra. D’altronde, parlo da ‘non addetto ai lavori’ ☺ E pur tuttavia, essendomi ritrovato e trovandomi ancora in questo settore, anche se dall’altra parte del campo, desidero anch’io offrire qualche mia considerazione. Da paziente psichiatrico a cui peraltro sono stati riconosciuti mille disturbi che non mi hanno mai aiutato a capire quale fosse il busillis e a superarlo, posso limitarmi a dire che il problema della psichiatria odierna è lo stesso che affligge l’intera medicina e la sua concezione attuale: mancano, al loro interno, ancora l’assunzione e integrazione di una prospettiva iniziatica. Quando infatti una persona si trova sul punto di raggiungere od oltrepassare il baratro (il nostro “punto di dolore”), quel momento diviene spesso la migliore occasione per bloccare il “viaggio” di quella persona riportandolo su, in alto, a un livello “egoico”, invece di accompagnarlo a scendere ancora più giù, laddove giacciono i gioielli delle sue vere potenzialità e il suo vero Io. Quando poi, addirittura, ci si trova GIÀ al di là dell’abisso perché magari l’anima di quella persona è stata invasa da forze “altre” (alterità sia benevole che malevole – lo sappiamo: l’inconscio può essere anche una discarica), scatta spesso la somministrazione automatica di psicofarmaci e un’etichettatura di ‘psicosi’. Personalmente ho conosciuto anime meravigliose, di una profondità e sensibilità inaudite, che si erano trovate scaraventate come al di là dell’abisso e a cui erano state tarpate le ali di una più integrale conoscenza di sé attraverso la somministrazione di medicine, che hanno rovinato la loro esistenza rendendola un inferno e un cronicario psichiatrico. La mia idea è che passerà molto tempo prima che un’ottica iniziatica venga assorbita nei processi di cura, proprio perché comunque alle spalle abbiamo appena un secolo di psicoanalisi, che alla fine non è molto. E un altro guaio, purtroppo, è dato dal fatto che neanche le attuali facoltà universitarie contemplano la chiave iniziatica; per esempio, ho una cara amica di appena 28 anni che mi riferisce di non essersi sentita aiutata nel suo percorso di studi psicologici intrapresi proprio nella speranza di superare i problemi che aveva; anzi. Lungi dall’offrire un reale sbocco o una via di uscita dai problemi, da quanto lei mi dice, i suoi studi hanno ingarbugliato la sua anima nei meandri asfittici di un Io in Conversione senza sbocco, dandole l’impressione che i suoi problemi, invece si ridursi, siano aumentati. Quanto a me e all’esperienza che ho fatto (e che continuo a fare) della psichiatria attuale, posso affermare che se ci sono persone con le quali mi sono sentito massimamente libero di esprimermi anche solo un po’ di più, queste sono proprio le anime psichiatrizzate. In conforto a tale idea mi giunge peraltro anche Alda Merini, quando, dopo la sua esperienza del manicomio, in un aforisma scrive: “Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti son simpatici, non come i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita!”. C’è ancora molta strada da fare, temo, per capire che le anime malate o sofferenti anelano in realtà a varcarlo quell’abisso, non ad essere di nuovo ‘normalizzate’ verso un livello animico egoico che non rende, nel profondo, felici nessuno.

    Guarda, ti lascio il link ad un articolo che trovai qualche anno fa in merito al tema da te affrontato e che almeno io trovai illuminante!

    https://www.virginiasalles.it/oltre-la-patologia-dellego?fdx_switcher=true

    Ti ringrazio molto del tuo contributo, caro Michele, e..ti auguro buon lavoro! Un saluto affettuoso, Simone

  2. Bianca Sghedoni dice

    Ciao Michele,
    grazie infinite, hai toccato dei punti molto importanti: mettere a fuoco i blocchi interiori, bisogno di usare altre categorie mentali, di avere un altro pensiero, non più fondato sulle illusioni ma nella ricerca dello spirito che siamo noi. Detto questo che è importantissimo, resta una popolazione sofferente in forme di mali mentali molto seeri. Voci di comandi compulsivi a cui la persona non può più sottrarsi. Un discorso consolatorio seppur buono per quell’istante non può bastare né alla persona né ai familiari spesso sfiancati, incapaci, anziani, per poter sostenere ..ecco allora che in campo ci vuole la professionalità. Il biologo Martin Halsey ha detto che la prossima pandemia sarà la malattia mentale. Credo sia necessaria una seria formazione iniziatica per i terapeuti per poter stare difronte ad ogni disagio che si presenta. Forse bisognerà pensare a nuove case di cura, completamente diverse, colorate, gioiose, luoghi dove poter esprimere l’ arte del corpo, della musica, della pittura, del canto, della meditazione e della contemplazione utilizzando quella cristiana che ben si radica nel tessuto nostro culturale. Anche i servizi sociali dovranno diventare nostri alleati nella nuova umanità e perciò preparare scuole x offrire loro percorsipsicologici-iniziatici di secondo grado. Una rete che si possa estendere per la salvezza, per far sentire che non siamo ai margini, ma dentro un’opera creatrice…
    Coraggio !
    Bianca

  3. Grazie Michele per il lavoro che puntualmente ha sottolineato il deficit di forza e di credibilità dei vari modelli psicoterapici ancora oggi in voga ed ampiamente diffusi nella nostra società occidentale.
    Come psichiatra e psicoterapeuta sono convinto che la psicofarmacologia possa essere di aiuto, anzi indispensabile, quando le persone sono sofferenti in modo così invasivo che la mente, espressione del cervello, inpedisca loro di pensare in modo libero e scegliere. La psichiatria e la psicoterapia si occupano solo della mente. Per poter aiutare gli altri che comunque chiedono un aiuto sarebbe necessario chiarire in Noi cosa intendiamo per Anima e Spirito e Dio. Credo che le psicoterapie siano diventate altre credenze di cui ci dobbiamo liberare per dare spazio all’ entrare nel più profondo dell’Uomo, comprenderlo, comprenderci, ed aiutare l’ Altro. E se è vero che siamo tutti interconnessi e faciamo parte del Tutto, questo dovrebbe aiutarci a trovare nuove modalità di Comunicazione e di Aiuto
    Grazie Michele per avere individuato in modo preciso i limiti della psicoterapia ed avere aperto, indirettamente la necessità di ci continuare la ricerca per contribuire a Dare il Bene a chi soffre in misura maggiore e non sà dove sbattere la testa.

  4. Caro Simone, grazie per questa testimonianza così vera e molto concreta. Vorrei dirti che il nostro gruppo Attraversamenti vorrebbe stare proprio in quel posto “di mezzo” che tu indicavi. Starci con i mezzi attualmente a disposizione, come la pratica meditativa, il sapersi ascoltare, valutare senza inflazioni ideologiche ciò a cui siamo sospinti, inviati a fare poi nel mondo. Tutt’altro che azioni psicotiche, ma opere, opere di miglioramento delle relazioni in cui siamo implicati: famiglia, coppia, lavoro, volontariato, attività culturali o dello svago sono tutti contesti in cui stare, molto concretamente impegnati. Credo che alla psichiatria manchi un metodo di aiuto psicologico, se non quando si affida a tradurre le teorie sulla mente (cognitivisti) o quelle tradizionali (psicoanalisi) in percorsi obbligati e forse un po superati. La sfida dei tempi apocalittici (Guzzi) ci richiede di intravedere metodi di aiuto più semplici ma molto più efficaci per sapere come stare in “rapporto più unitario” tra noi esseri umani: a tal proposito, però, manca una competenza psicosociale di lettura e utilizzo di modi per capire e “iniziare” una migliore vita, un migliore modo di relazionarci e aiutarci tra noi tutti. Altro che guerre, affari economici, consumo, sfruttamento! In ogni caso, se vuoi possiamo continuare questo confronto che faccia emergere creatività e nuovi modi di stare con i propri desideri, visioni, e ricerca continua. a presto, qundi!
    Michele

  5. Cara Bianca, capisco!
    Personalmente il mio aiuto professionale ha abbandonato da tanti anni la metodica psicanalitica, della sola parola consolatoria. Io cerco di lavorare con tutto me stesso, mente-corpo-fisiologia-spirito, così come abbiamo imparato nel nostro comune cammino in DP. Ho lavorato sempre con i servizi sociali, e non ho nessuna difficoltà a relazionarmi con essi. In verità, sentendoti così preoccupata, premurosa, informata dei dolori che affliggono le persone che incontri o che conosci, mi chiedo: a chi li raccomandi? A chi li invii, hai già professionisti di fiducia e che abbiano inserito nei loro metodi la pratica psicospirituale? Come sai noi in DP, e nel gruppo Attraversamenti siamo a disposizione per dare un aiuto, e spero che nel prossimo futuro di poter pensare insieme ad un servizio di ascolto per tutti quelli che non riescono neanche ad arrivare al percorso di DP, o che non lo sentono possibile per loro. Stiamo pensando anche di voler avvicinare gli operatori psi, per corredarli di una formazione iniziatica, non ricordi?!
    Tu, vuoi far parte di questa cordata che stiamo costruendo per intercettare persone, essere un po pescatori di anime per offrire loro una mano?
    Non rimanere nella pre-occupazione, ma continua ad occupartene, a segnalare, ad inviare, ad indirizzare, a consigliare, perchè in effetti anche io so che questi sofferenti non sanno a chi rivolgersi, e mentre giustamente operiamo e riusciamo ad operare ,..il paziente magari muore. Hai ragione, io ho coraggio, forse non basta!
    a presto,
    Michele

  6. Caro Marco,
    nel frattempo stiamo costruendo anche con te un percorso di accoglienza, farsi rete (un giorno potremmo chiamarlo Darsi Rete), in Attraversamenti, e siamo ad un buon punto. Continuiamo così, sicuri e protetti dall’alto da Dio che ci vuole costruttori di vie, ponti, e nuovi contesti di gruppi in cui poter iniziare a vivere in modo nuovo, oltre che a poter accogliere chi è perduto o disorientato.
    Buon lavoro amico,
    Michele

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