La morte e la fanciulla

Commenti

  1. Giuliana Martina dice

    Non è facile guardare in faccia la morte e sentirla amica mentre ti prende tra le sue braccia.

    Da bambina vidi un uomo accasciarsi davanti a me e poi morire mentre io giocavo con altri bambini; quella vista mi turbò, ancora oggi ricordo i suoi occhi sbarrati. Alcuni anni dopo morì un compagno di giochi, poco più grande di me, e fu immenso dolore, lacerazione, strappo. Solo nella preghiera, fatta insieme a chi soffriva come me, riuscivo a trovare un po’ di sollievo.
    E poi, da adulta, la morte dei miei genitori e di mio fratello maggiore, di amici e il suicidio di una cara amica.

    Ho visto Lula attraversare la malattia e guardare in faccia la morte sorretta dalla fede nel Dio Vivente, circondata da persone che le hanno voluto bene alle quali ha voluto bene. Quando la sentivo mi diceva di pregare ed io sapevo dirle solo che continuavo a farlo.

    Pregare per me è oggi guardare con minore paura lo strappo lacerante del lutto che affiora anche dentro eventi banali, riconoscere i pensieri mescolati a queste forti emozioni e lasciare che scorrano via, è lasciare andare a pezzi il piccolo io che si pensa mortale per spostarmi nel presente, nello stato della coscienza non condizionata che per me è lo spirito del Vivente.

    Lì il mio grido di aiuto è ascoltato, il dolore lacerante dello strappo viene curato e sanato perché da Lì, dal Principio sgorga la vita senza più morte, né lutto, né lamento.
    Da Lì posso ricominciare a vivere e ritornare nel mondo nuova-mente perché le cose di prima sono passate.
    Lì non sono più sola, sono finalmente a casa, finalmente libera.

    La Rivoluzione degli immortali ci chiama a vivere la morte e a raccontarla come soglia da varcare per sapere chi siamo veramente. Allora riusciremo a costruire una cultura e una politica più umane.

    Grazie cara Claudia per questo post.
    Ti abbraccio, Giuliana

  2. Claudia Vignati dice

    Grazie per la risonanza,cara Giuliana.

    Verissimo che c’è enorme differenza fra la morte vista de visu o appresa.
    In comune hanno in genere la mancanza che si sente della persona passata a” miglior vita”, ma vedere la morte davanti agli occhi senza dubbio può essere scioccante e spesso (sempre?) è difficile dimenticarne immagini ed emozioni.
    La PROPRIA morte fisica è il MISTERO più grande della nostra vita, con la enorme curiosità di saper come sarà “dopo” e possibilmente la consapevolezza di avere ben speso il nostro periodo su questa terra, migliorandoci, apprezzando ogni dono ricevuto, godendo delle bellezze intorno a noi, creandone altre e spargendo semi buoni intorno a noi condividendo la nostra gioia di vivere!
    Intanto qui continuiamo a scoprire chi siamo, sempre picconando nella nostra miniera interiore, il “dopo” arriverà a tempo e debito ed ogni parola in merito ora mi sembra impossibile.
    Buon cammino a te e a tutti quelli che ci leggeranno.
    Claudia

  3. giancarlo salvoldi dice

    Nei giorni scorsi sulla Grigna sono morti due giovani uomini in cordata scivolati sul ghiaccio in un burrone.
    Al funerale la chiesa era strapiena e neppure il sagrato conteneva i partecipanti alle esequie durate tre ore.
    Non è la stessa cosa portare i corpi dall’ospedale al crematorio senza passare nemmeno per casa, per illudersi di far scomparire la morte, o celebrare un rito collettivo di consapevolezza e catartico.
    Ma oggi le tematiche escatologiche sono tanto fondamentali quanto rimosse dalla cultura dominante, nichilista o new age, senza che questo risolva il problema perchè anzi aggrava la condizione di chi rimuove.

    Dopo il Nirvana in Oriente e l’Ade della cultura greca antica, la lettera ai Corinti dice:” Ma dov’è o Morte la tua vittoria?”
    Poi san Francesco ci insegna a fraternizzare con “Sorella Morte”, e noi possiamo allenarci con la morte dell’ego.
    Non ci viene tolto l’acuto e lacerante dolore, ma ci vien tolto l’orrore, perchè:
    “Vita mutatur, non tollitur”, la vita cambia forma ma non viene tolta.
    Questo lo sperimentiamo nella fede cieca, nell’accoglimento, nell’abbandono al Dio di Amore rivelatoci da Gesù.
    Grazie Claudia e grazie Giuliana per le belle parole.

  4. Grazie Giancarlo per il “rinforzo”!
    Verifichiamo sempre meglio che dono sia aver incontrato la fede e continuare a rinforzarla ogni giorno di più!

  5. Carissima Claudia, grazie per la riflessione coraggiosa, sincera, lucida e …..vivificante. Sì, vivificante! Potrebbe apparire paradossale accostare le ombre mortifere alla Luce della Vita, ma sappiamo che non è così!
    Ripercorrendo biograficamente le tue “scoperte” sulla morte, mi sono sentita da te condotta nelle profondità più intime del sentire, dove si agitano ancora sentimenti di dolore e disperazione per la recente perdita di mio padre. Seguendo il “percorso” delineato dalle tue parole – a cui si è sommato il ricordo dei funerali “gioiosi” di Lula – ho avvertito l’inizio di un’ennesima trans-formazione. E hai ragione quando dici che non possiamo capire la morte!!
    Perché è solo a partire dai nostri abissi, dalle più intime profondità – dove la mente non ha più ragioni – che possiamo iniziare a sentire….ascoltare il “Senso” della Vita, intuire quel Mistero che – pur inafferrabile ed incomprensibile – può indicarci direzioni di vita. Da queste profondità-abissi possono emergere parole neo-nate e “sensate”.
    Piano piano, sciogliendo come te i diversi blocchi interiori, sto imparando tutto questo e mi piace sognare (come Lula ci ha invitato a fare) che quando rivedrò la morte, potrò dirle – non come la tua fanciulla di M. Claudius- “Se sei venuta, puoi anche toccarmi. Non ho paura a darti la mia mano perché ORA “so” che, dal tuo sonno, ci risveglieremo”.
    Grazie Claudia per il tuo post, grazie Giuliana per il tuo commento, grazie LULA per la tua VITA

  6. Grazie Tina .

  7. Salvatore Santagati dice

    Grazie Claudia per queste tue parole.

  8. fiorella magi dice

    Grazie a voi tutti per le vostre riflessioni che risuonano in me come parole bene-dette che rinfrancano l’anima.

  9. Claudio Rampazzi dice

    Cara Claudia, cari amici,
    il tema della morte mi appassiona da diversi anni, interrogandomi sul suo mistero. Tanti scrittori l’hanno affrontata e descritta, vi segnalo in particolare due libri che mi hanno particolarmente colpito; “Cinque inviti “-Come la morte può insegnarci a vivere pienamente, di Frank Ostaseski e “Fissando il sole” di Irvin D. Yalom. Nostri contemporanei, in modi diversi, hanno potuto vedere la morte negli occhi delle persone con mali incurabili. Yalom inizia il suo libro con questa frase di Francois de La Roche Foucauld ” Né il sole né la morte si possono guardare fisso”. In effetti è arduo vivere ogni istante consapevoli di dover morire. Tuttavia più cerco di penetrarne il senso, di guardarla negli occhi attraverso le esperienze di altri, più si attenua l’angoscia che mi procurava negli anni passati. Pensando alle lacrime di Gesù difronte al sepolcro di Lazzaro, anch’io come Claudia da bambina mi faccio delle domande. Ma non trovando delle risposte valide, continuo a confrontarmi con la morte guardandola nei volti di persone come Lula. Lei ha lasciato in ognuno di noi il ricordo del suo sorriso accogliente, del suo ottimismo, della sua luce che ce la fanno ancora sentire viva nei nostri cuori. Forse la morte non esiste, è solo un sipario che si chiude mentre gli attori tornano soddisfatti alla loro Casa.

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