Che tempo è per essere scrittori?

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5 risposte

  1. Che bello caro Enrico!

    Purtroppo, non potrò esserci ma aspetto con vivo interesse il video, quando ci sarà.
    Nell’attesa dell’apertura di un ragionamento anche su Scienza e Rivoluzione, questo vostro incontro è preziosissimo.

    Un abbraccio.

  2. Dispiacendomi moltissimo del non poter venire…tra l ‘ altro nella cittá in cui ho passato gli ultimi vent’ anni della mia vita…spero che gli aquilani colgano questa importante occasione, d’ incontrare Marco dal vivo! È vero ció che dici; anche questo è uno dei tanti segni dei tempi che viviamo.
    Carta scritta (e scritta a mano!)
    Mano che dialoga con la mente, con la sua voce piú profonda.
    Capace di raccontarsi e raccontare: essenziale per l’ umano, di ogni tempo! Per la sua conoscenza, crescita, condivisione. Leggere, scrivere, riflettere con calma; con piacere,
    con gratuitá. Non è questo un pericoloso moto rivoluzionario?
    Un silenzioso gesto, come quello di spegnere TV- PC- CELLULARE. E accendere la vita.
    Ciao, Aquila bella mè! Brunella

  3. Davvero un gran peccato non aver potuto partecipare in presenza a un incontro del genere… Mi sarebbe piaciuto molto.
    Grazie a voi tutti, in ogni caso; a Marco e a Enrico, per quest’iniziativa. Attenderò con trepidazione che venga pubblicata.

    Anche la scrittura oggi purtroppo si è asservita alle logiche del profitto, mentre già Oscar Wilde diceva che “tutta l’arte vera è inutile”; non che non serva a niente, ma proprio in-utile, che non porta né frutta, cioè, alcun UTILE (aziendale). Quando lo fa, a mio avviso, quando cioè si mette al servizio del dio Danaro, c’è un problema. E infatti non a caso oggi c’è un grande problema culturale: notiamo attività nel campo della “industria” editoriale e culturale (come oggi la si chiama) spuntare come funghi in ogni dove. Molte delle quali sono interessate solo a far soldi. E vengono anche ad adularti, quando gli presenti un manoscritto: sono disposte a pubblicarti purché tu paghi una somma di …
    Il giovane Rimbaud era stato chiaro: “A me non interessa essere pubblicato; quello che conta è lo scrivere in sé”. Noi, specie noi di DP, potremmo tradurre tale frase anche con: “Importante è stare in e ricercare l’ascolto”.

    Per me personalmente credo che ciò che conti maggiormente sia lasciare, in quel che si scrive (che sia tanto o poco), una piccola impronta di sé.. Un frammento della propria anima.. affinché qualcuno si ricordi che siamo esistiti.. che abbiamo provato a vivere e che abbiamo fatto del nostro meglio per umanizzarci in un mondo sempre più dis-umano..

    Un immenso grazie ancora.
    Con riconoscenza,
    Simone

  4. Davvero un peccato non aver potuto partecipare a un’iniziativa del genere. Grazie a tutti voi, soprattutto a Marco e a Enrico. Attenderò con trepidazione che venga pubblicata.

    La scrittura è una forma di arte; e, come diceva Oscar Wilde, “tutta l’arte è inutile”. Non nel senso che non serve a niente, ma che è in-utile, non genera, cioè, né frutta alcun utile. È gratuita. E quando invece è imperniata sulla generazione di un utile (o profitto), come accade oggi in questo neocapitalismo liberale, c’è un problema.
    Il problema è dato dal fatto che assistiamo a una proliferazione incessante di attività della cosiddetta “industria” editoriale e culturale (come la si chiama oggi), che spuntano come funghi sul panorama desertico della quotidianità occidentale e che puntano perlopiù solo a far soldi. Dove vengono persino ad adularti, allorché gli invii un tuo manoscritto, e che ti dicono di essere interessate a una tua pubblicazione.. purché tu versi una grossa somma di … tot Euro.

    Abbiamo fatto anche dell’arte un oggetto di LUCRO. Ecco il dramma.

    Il giovane Rimbaud diceva della scrittura che “l’importante non è essere pubblicati, ma continuare a scrivere”; noi in Darsi Pace diremmo, con altri termini, “continuare a restare in ascolto”. Poiché l’intelligenza universale, come la chiamava lui, non cessa di parlare.

    Personalmente credo che ciò che conti di più nella scrittura sia lasciare un’impronta di sé e della propria anima.. a qualche eventuale postero oppure anche no.. Lasciare un frammento del proprio viaggio terreno alla scoperta di sé e dell’incondizionato.. una testimonianza della propria presenza.
    E se non ci fosse nessuno a cui lasciare.. andasse pure tutto alla damnatio memoriae. Ma almeno per chi ha scritto avrà avuto un senso.

    Un immenso grazie, in ogni caso, a tutti voi.
    Simone

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