L’esigenza di Darsi Spazio

Commenti

  1. Grazie Marco e grazie Gabriele, con il vostro impegno ci state offrendo un nutrimento necessario al sano sviluppo di una Nuova Umanità capace di integrare in modo fecondo ciò che di buono è stato fatto da chi ci ha preceduto.
    Grazie di cuore.

  2. Grazie!! Splendido, come le stelle.

  3. Claudia Vignati dice

    Bel progetto caro Marco, vi seguirò con grande interesse.

  4. Simone Compagnucci dice

    Grazie mille, caro Marco e caro Gabriele.
    Anch’io vi seguirò con slancio. Ho già ascoltato ieri il vostro dialogo. L’ho trovato affascinante. Amo assai l’astronomia e amo contemplare il cielo stellato e da un po’ a questa parte lo faccio più spesso di prima.
    In qualche modo.. la mia anima vibra di Vita sotto di esso – forse.. persino di più che in altre situazioni.
    Grazie ancora.

  5. Grazie!
    La Chiesa ed il mondo hanno tanta necessità di questa riflessione e di persone competenti che trattino queste tematiche,
    Silvia

  6. “Mi piacerebbe insegnare all’intelligenza artificiale l’importanza dell’ambiguità. Vorrei sensibilizzarla, cioè, al fatto che esistono domande alle quali dare una risposta definitiva e unica sarebbe riduttivo e impoverente. E questa umiltà è necessaria per comprendere l’umanità”
    Grazie
    Silvia

  7. Ciao Marco!
    Ti ho sentito più volte esprimere il fatto che ogni epoca ha il suo universo, nel senso che ogni epoca è in grado di interpretare l’universo in base alla propria sensibilità.
    Secondo te si può dire che un tentativo di approssimazione, sia pure senpre asintotica, ad una conoscenza più completa, o almeno più allargata, derivi dall’aggiunta delle varie interpretazioni invece che da una sostituzione di interpretazioni? Cioè alla verità ci si approssima per sintesi delle varie interpretazioni, invece che per sostituzione di un’interpretazione nel passaggio da un’epoca all’altra?
    Questo per tenere insieme l’eredità del lavoro conoscitivo del passato, integrandolo e purificandolo ogni volta che si aggiunge qualche altro livello di consapevolezza conoscitiva.
    Se così fosse, un universo statico e uno in espansione eccelerata forse ci richiederebbero uno sforzo di pensiero per tenere insieme un’immensità che sempre ci sfugge.

    Dite nel video che la datazione dell’universo fa entrare potentemente la storia.
    Mi veniva in mente come nell’ambito delle scienze della vita, Charles Darwin sia stato il primo ad aver introdotto la rilevanza della storia nell’evoluzione della vita che egli interpretava nel senso della selezione naturale. E questo qualche decennio prima di Einstein.
    Anche qui, forse ricercatori di diverse discipline, a breve distanza gli uni dagli altri, stavano scoprendo la storia nella sua abissalità…
    iside

  8. Grazie infinite a entrambe. Vi faccio i migliori auguri ben sapendo già che farete bene, molto bene. C’è un immenso bisogno di sentire persone parlare umilmente e pacatamente di queste “cose”, perciò attendo fiducioso il prossimo video, musica per le mie orecchie e balsamo per la mia anima.
    Benigno

  9. Antonietta Valentini dice

    Un dialogo ricco di stimoli e di prospettive, grazie a entrambi!
    Antonietta

  10. Grazie a tutti, carissime amiche ed amici.

    Proprio per la natura di “servizio” con cui pensiamo a questa nuova avventura, questi riscontri sono estremamente incoraggianti e corroboranti! Anche i numeri di YouTube ci confortano e ci incoraggiano senz’altro a proseguire, affinando e temprando i nostri strumenti, per essere quanto più possibile focalizzati e precisi.

    Per Iside, scrive Marco Guzzi (Imparare ad amare, pag. 51) che “in un certo senso, il mondo cambia con il mutare del nostro pensarlo”. Credo anche io sempre di più che il modo che noi abbiamo di pensare il mondo, “informa” il mondo, in qualche maniera che sfugge alla piana descrizione analitica: forse affonda nel mistero stesso del nostro esistere, dello scopo per il quale rappresentiamo (da soli o no, non cambia) la “autocoscienza del cosmo”.

    In questo senso, nel mondo antico il cosmo era “real-mente” fatto di stelle fisse perché ogni riscontro e ogni possibile analisi restituivano questa “evidenza”, del resto l’unica compatibile con il tipo di cultura e percezione che era terreno comune di quel periodo. Noi forse sbagliamo applicando frettolosamente all’indietro la nostra coscienza contemporanea, dicendo “non sapevano che il cosmo è in accelerazione”… proiettando all’indietro i nostri modelli, a loro volta congeniali al nostro specifico modo di comprendere e alla nostra situazione attuale. Chissà cosa potrebbe dire di noi un uomo del 2500 per esempio. Quanto “primitiva” o “errata” potrebbe giudicare la nostra cosmologia? Ma è poi “errata” o è il mondo che “creiamo” (virgolette obbligate, per la faccenda di prima) con le nostre percezioni? Il mondo che si rivela a noi per come noi siamo, assumendo la nostra configurazione, come un liquido che si riversa in un recipiente rispettando le sue forme.

    Anche per questo, per il fatto che abbiamo in fondo “una” specifica forma mentis in ogni epoca, non mi convince l’idea della compresenza temporale di diversi modelli. Per come capisco, la scienza procede così, sostituisce un modello ad un altro (modelli e non realtà, si badi bene), aumentando di sofisticazione, secondo quanto la nostra capacità di osservare e ragionare permette. I modelli vecchi vengono abbandonati e messi in un museo della scienza (anche se ricircolano per molto tempo nei nostri cervelli, come il modello di universo statico): sono gli stessi dati scientifici, che altro non sono che uno specchio della nostra raggiunta capacità di “domandare” al cosmo, che ci spingono in tal senso. Nessuno scienziato (o quasi) può abbracciare realmente il modello statico di universo, oggi: semplicemente, non riuscirebbe a spiegare i dati che, di questo universo, noi possediamo.

    Ci sono eccezioni interessanti, come il fatto che la luce è onda e corpuscolo “insieme”, a seconda di come la si guardi. Ma è una compresenza di modelli che rivela l’inadeguatezza di un modello unico (e che testimonia il mistero ultimo della realtà stessa, non facilmente oggettivabile). Non mi pare tanto una compresenza di teorie di epoche differenti.

    Questa la mia sensazione, poi probabilmente uno storico della scienza potrebbe dire molto meglio e molto di più, su questa interessantissima osservazione.

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  1. […] dal percorso Darsi Pace, così intrinsecamente e splendidamente cosmico. Era davvero diventata una esigenza, per […]

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