Raramente, nella cultura di massa o specialistica, si osa ammettere la reale portata della figura e dell’opera di Richard Wagner. Ancora meno lo si fa nell’orizzonte poetico-rivoluzionario e cristologico di cui il nostro movimento è espressione. Eppure un grande politologo tedesco come Udo Bermbach, che ha passato circa vent’anni della sua carriera a studiare quasi solo la concezione estetico-politica di Wagner, scriveva nel 2004: [Leggi di più…]
Abitare la Svolta dei tempi messianici
Suona strano e in parte irrealistico oggi parlare di un tempo di profezie e di rinascita, ma noi sappiamo che il mondo – questa nostra dimensione mortale – nasconde dei segreti che l’occhio ordinario della coscienza non sa nemmeno concepire.
Poco più di due secoli fa, l’intera Europa era sconvolta dal vento della Rivoluzione francese. In terra tedesca questo vento si tradusse in una vera e propria visione rifondatrice della civiltà umana, per la prima volta scaturita da una cultura mistico-profetica radicalmente moderna, cioè poetico-cristiana e politico-rivoluzionaria insieme. [Leggi di più…]
IL PUNTO DI ROTTURA: Quale rivolta spirituale?
Il progetto di tre incontri intitolati Il punto di rottura, di cui il terzo ed ultimo avrà luogo il 24 novembre alle ore 17:30, vorrebbe chiamarci a meditare sulla natura molto specifica dei nostri tempi, che potremmo definire di emergenza e di emersione: nella crisi terminale di un mondo emerge un Canto nuovo, una parola che preme nei cuori affaticati di tutti noi, ma che non sembra trovare alcuna voce nella realtà politica e culturale di oggi.
Il filo conduttore è allora lo stesso che muove da sempre i gruppi Darsi Pace: è possibile fare della crisi spirituale-antropologica in corso un discorso pubblico, un problema urgente di carattere politico, sociale ed economico?
Interrogare il Fascismo nell’anima
Cari amici e care amiche, vorrei inaugurare questo viaggio non facile – ma spero anche illuminante e utile – con una premessa spirituale.
Quando parliamo sul serio della storia del mondo non abbiamo a che fare con qualcosa di astratto, ma piuttosto – se ascoltiamo bene – con un’avventura iniziatica che coinvolge la nostra coscienza personale e incarnata. Ogni evento storico è più o meno decisivo per me ed ora a seconda di quale significato assume in relazione al Senso ultimo della mia esistenza e di quella del mondo. In altri termini, un fatto storico coincide con una precisa condizione spirituale, avente per me – adesso, mentre ne parlo – la forza di plasmare in una certa direzione l’esistenza umana in generale. Quest’ultima è appunto storica, cioè sempre dialettica, relazionale, donata e determinata dal racconto poetico-creativo che di volta in volta ne facciamo. Detto altrimenti, la storia – nella sua radice – non è affatto storiografia, ma sempre e solo una rivelazione spirituale, cioè un discorso pensante che trascende la mera fattualità dell’accadere empirico.
Ciò vuol dire che per comprendere a fondo la suggestione quasi ossessiva che tutt’oggi – a un secolo dalla Marcia su Roma – il tema del Fascismo riscuote in noi, dobbiamo tentare di pensare questo evento a partire dal rapporto che esso stesso instaura storicamente con le questioni ultime della vita umana sulla terra.
Lanciamoci allora, con animo equanime e lucido, in questa esperienza contemplativa del Fascismo, volendolo per una volta interrogare veramente nell’anima, cioè nella nostra anima, a sua volta in transito nel corpo inconscio-collettivo di questo tempo storico
Il Corpo umano come mistero di Luce immortale
Di recente mi è capitato di visitare un importante museo di storia militare a Vienna. Il dato costante è stato una sensazione precisa che trasudava in modo chiaro tanto dalle pesanti corazze, elmi e lance del XIII secolo quanto dai cannoni e dagli imponenti bunker d’acciaio della Prima guerra mondiale: la brutalità anonima, la violenza sistematica e totale alla quale l’umano – aggressore o vittima che fosse – ha da sempre sottoposto il proprio stesso corpo. È proprio questa l’intuizione che mi ha sconcertato: il cogliere nel suo insieme, in un solo sguardo, la storia umana come un’unica, ininterrotta vicenda di devastazione del corpo umano. [Leggi di più…]
Per la liberazione politica e spirituale dell’Europa cristiana
L’orrore dell’attuale guerra in Ucraina ci sta mettendo nuovamente di fronte alla vanità dei tanti “giorni della memoria” e “feste della liberazione” che, dal 1945 a oggi, ci siamo illusi potessero essere sufficienti – assieme ad una buona dose di moralismo – per costruire una vera civiltà della pace. Se infatti non ci decidiamo a interrogare la natura essenzialmente spirituale e iniziatico-collettiva del XX secolo dopo Cristo, non solo il sacrificio dei milioni di morti del Novecento sarà stato vano, ma il reflusso delle forze distruttive che hanno pervaso la nostra storia è e sarà (sia nelle vecchie che nelle nuove forme) inevitabile. La domanda è allora semplice, ma terribilmente urgente: che cosa significa il tragico trentennio 1914-1945 per l’Europa, e quindi in fondo per l’umanità planetaria? Che cosa si disvela apocalitticamente in quei decenni che prima non potevamo o non sapevamo vedere? E a quale salto di umanità ci chiama tutto questo? [Leggi di più…]
Scienza e rivelazione alla svolta dei tempi
Durante l’attuale emergenza pandemica abbiamo assistito ad un ulteriore aggravarsi della già avanzata deriva scientista-tecnocratica delle società moderne. È stata infatti soprattutto l’unilateralità materialistico-burocratica delle politiche sanitarie a generare uno spaventoso malessere supplementare aggiuntosi a quello già intrinseco del virus. La scienza stessa, specie se consideriamo l’ambito della pubblica informazione, è stata ridotta quasi sempre ad un penoso fideismo scientista (la cosiddetta “fede nella scienza” come nuovo imperativo di massa), il quale peraltro – dando luogo puntualmente ad una catasta spropositata di contraddizioni e ripensamenti su ciò che fino a un istante prima si pretendeva di “assicurare” e “garantire” – ha rivelato piuttosto la sua natura neo-oscurantista, nutrita delle superstizioni e delle paure primordiali volontariamente alimentate nell’animo dei cittadini (già di per sé non poco terrorizzati). L’esasperarsi di questo fenomeno tuttavia rimanda ad una crisi molto più antica e profonda, risalente perlomeno al XIX secolo, quando il modello di conoscenza oggettivistico-scientifico iniziò a imporsi in tutti gli ambiti del sapere, creando una vera e propria frattura rispetto a ciò che più tardi Husserl avrebbe chiamato mondo della vita. Con questa espressione il filosofo si riferiva a quella sfera più immediata ed esperienziale del nostro essere-al-mondo che di per sé non si lascia ridurre né spiegare dalla sola razionalità calcolante. Lo stesso Husserl, provenendo dall’alveo del pensiero logico-matematico, si rese conto che proprio l’estremizzarsi della tendenza specialistica delle scienze esatte aveva prodotto già al suo tempo la perdita mortale di quell’orizzonte originariamente unitario (e quindi vivente e vitale) del sapere umano. Scriveva perciò nel 1922: [Leggi di più…]
Al passo coi tempi che corrono
Si è chiuso per tutti noi un anno non facile, un anno ancora vessato e venato da questa orribile emergenza che non cessa di procurarci incertezze, ansia e spaesamento nei confronti del futuro più immediato. La cosa che personalmente mi ha dato più difficoltà fin dall’inizio dell’epidemia non è stata tanto la prova in sé, ma il non avere alcuna idea della sua durata complessiva, il non poterne intravedere una fine in qualche modo circoscritta. E nonostante di sviluppi ve ne siano stati numerosi, la situazione sembra essere ancora profondamente incerta (a dispetto delle chiacchiere dei ciarlatani che festeggiano la crescita del PIL come l’inizio di una nuova età dell’oro).
Di fatto ci sembra sempre di essere daccapo, di essere dunque in gabbia, prigionieri di un carcere dalle mutevoli forme e dimensioni, ma con un medesimo retrogusto di fondo, stantio, acre e soffocante, un incrocio tra il gelo di una cantina senza luce e la camera d’ospedale disinfettata con l’alcol. Proprio così, siamo entrati nel 2022 e il nostro Io, più che di festeggiare e sperare, avrebbe voglia di rinchiudersi ancora di più nella propria cella mortuaria, priva d’aria, essenzialmente suicidaria. Qualunque messaggio onesto per il nuovo anno non può a mio parere che cominciare da un fatto: che la nostra anima vaga oggi nel deserto. [Leggi di più…]
Abdicare nel nome del Regno
Men’s curiosity searches past and future
And clings to that dimension. But to apprehend
The point of intersection of the timeless
With time, is an occupation for the saint —
No occupation either, but something given
And taken, in a lifetime’s death in love,
Ardour and selflessness and self-surrender.
Questi versi di Thomas Eliot, tratti dal terzo dei Quattro quartetti, in italiano potrebbero suonare pressappoco così: «La curiosità degli umani esplora passato e futuro / E si avvinghia a quella dimensione. Ma afferrare / Il punto di intersezione del senza tempo / Col tempo, è un lavoro da santi – / E neppure un lavoro, ma un che di donato / E ricevuto, nel morire di una vita nell’amore, / Nell’ardore, nell’abnegazione, nella resa di sé». [Leggi di più…]
IL VIAGGIO PIÙ BELLO
è
VERSO IL SOGGETTO RIVOLUZIONARIO
1.
L’altra sera, vegetando per un istante di fronte alla Tv,
ascoltavo dibattiti politici uno peggio dell’altro.
Ad un tratto allora mi sono detto:
ma è possibile oggi parlare pubblicamente
di cose come il pensiero, le relazioni umane,
il piacere profondo della contemplazione e della conoscenza?
Cose in fondo molto semplici, e umane,
che tra l’altro (chi le esercita lo sa)
fanno tanto bene alla salute.
Ma sono parole che sentiamo dire in giro,
anche solo per sbaglio?
Oppure le nostre istituzioni,
che si riempiono tanto la bocca di paroloni,
non ne hanno nemmeno la più pallida idea?
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