Questa volta DarsiSalute incontra il teologo Duilio Albarello, docente di teologia fondamentale alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano e Torino, nonché direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Fossano (CN).
Vorremmo infatti entrare dentro la prospettiva che Gesù di Nazareth imprime sulla corporeità umana.
Il tema non ci è nuovo, perché ci è molto caro. Per un Gruppo che si occupa di salute, il corpo e la corporeità sono la materia prima da cui partire. [Leggi di più…]
La Cura, volto di Dio
Autolesionismo da disincarnazione
Fumiamo sigarette che irritano gli alveoli polmonari fino all’impazzimento canceroso, mentre la nicotina acchiappa i recettori colinergici e ci imbriglia nella dipendenza. Beviamo alcoolici che corrodono il fegato fino alla cirrosi e al cancro, dato che l’alcool è un veleno. Sniffiamo coca, ci inoculiamo cocktails di sostanze non ben identificate che cortocircuitano le sinapsi cerebrali e ci fanno sballare. Mangiamo tendenzialmente cibo in eccesso, con l’aggiunta di additivi di ogni tipo, residui di pesticidi, sale e zuccheri in quantità, con pesanti ripercussioni sulla pressione del sangue, sull’apparato cardiocircolatorio, sul pancreas e sulla regolazione dell’equilibrio glicemico ecc.
Tranquilli, sento le vostre urla, di voi che state gridando contro lo schermo “ma io non faccio tutto questo!”. La prima persona plurale ci mette però in unità nel genere umano, oltre i confini della storia individuale. [Leggi di più…]
Umani: Sensibili, Simbolici e Liberi
DarsiSalute propone la seconda delle due interviste al teologo Francesco Massobrio.
La prima è disponibile qui.
In questa seconda conversazione siamo andati alla ricerca di ciò che ci caratterizza come esseri umani. Sono emersi in particolare i tratti del sentire, del simbolico e della libertà.
Certamente non siamo soltanto un puro dato di natura, eppure la nostra vita si può esprimere soltanto come concretezza. “Le connessioni cerebrali – ci ricorda Massobrio – si formano all’interno di esperienze, di azioni, di modalità con cui stiamo nel mondo” e tutto questo accade fin dall’avvio di ogni esistenza.
Veniamo al mondo abitati da un “intuito antropologico” fondamentale che la vita sia bella da vivere, e il sentire è esattamente ciò che viene destato da questo lato attraente della vita. Insomma, la vita ci affascina, nelle relazioni con noi stessi, con gli altri, con il mondo e ultimamente con Dio, in modo man mano più consapevole, ma comunque fin da quando siamo bambini. C’è un aspetto promettente della vita che ci sollecita, che accende il sentire come sentimento, e così ci mette in movimento tramite il desiderio.
“Il sentire cioè è un’apertura verso il senso del mondo” che poi è la domanda: è praticabile questa vita che mi ritrovo tra le mani? Immediatamente allora siamo chiamati alla ricerca del giusto senso di stare al mondo, e questo richiede subito un deciderci per, un acconsentire a, che talvolta si fa obbedienza, e certamente formazione.
La vita allora, aprendosi come attraente e promettente, ma ben presto mostrantesi anche come drammatica, è un compito che si può ottemperare con stile laborioso. Vivere è impegnativo, sempre da ripensare, da scegliere, da discernere.
La società odierna ha invece puntato tutto sul lato allettante, stimolante, lasciando indietro il lato laborioso. Così dal sentire / sentimento scivoliamo nell’emotività, nello stimolo che si dissolve nell’istante, nel bisogno che è la brutta figura del desiderio. E così perdiamo l’occasione di assaporare davvero il lato promettente, per andare a caccia di una soddisfazione pronta all’uso che entri in azione ad ogni pizzicorino dell’impulso.
Così facendo però smarriamo il gusto del senso del mondo.
Il sentire come apertura al senso è possibile proprio perché l’essere umano non è appiattito sull’istinto biologico, ma è immediatamente simbolico. Tutto ciò di cui facciamo esperienza ha fin da subito un’implicazione simbolica, che va oltre il dato di fatto, perché il biologico e il simbolico nell’uomo sono co-originari: dal fiore che regalo ad un’amica (che non è mai soltanto una pianta erbacea) alla vita donata per altri fino alla morte (che non è mai soltanto una persona annotata nel registro dei deceduti).
La libertà allora è la possibilità di prenderci in mano la vita, di deciderci in modo così radicale fino ad andare contro le logiche del mondo (che possono essere anche le logiche di un impulso di sopravvivenza), la possibilità di assumerci responsabilmente la vita e cercarne il giusto senso.
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Riconiugare Anima e Corpo
Come DarsiSalute abbiamo deciso di affrontare il tema della corporeità in compagnia di due teologi. Il programma prevede quattro interviste, due con Francesco Massobrio e due con Duilio Albarello.
Iniziamo oggi con il proporvi la prima delle due interviste con Francesco Massobrio.
Questo giovane teologo sta dedicando la sua riflessione sull’identità umana in un confronto critico con la scienza, per il superamento di posizioni teologiche tradizionaliste che non si sono realmente misurate con la condizione umana così come la sperimentiamo nelle nostre vite. [Leggi di più…]
Parole, speranza, guarigione
Nel post precedente abbiamo iniziato a parlare di speranza e ne abbiamo tracciato gli elementi fondamentali: uno di questi è sicuramente la parola.
Vale la pena approfondire il legame tra parola e speranza, perché questo rapporto, che tutti intuiamo essere reale e profondo, è stato studiato scientificamente, analizzando cosa succede nel cervello del malato quando interagisce con il medico o con il terapeuta. [Leggi di più…]
Gli ingredienti della speranza
A metà dello scorso ottobre, durante un Tg nazionale, lo psichiatra Vittorino Andreoli interviene telefonicamente per parlare degli effetti della pandemia sul morale degli italiani.
Le sue parole sono poche e precise:
“Osservo dentro di me e vedo attorno a me aumentare e diffondersi un senso d’inutilità, come se ciascuno di noi non avesse più significato, fosse un incapace, e da questo deriva l’impotenza in un popolo che è abituato a fare, in un uomo faber! E allora occorre prendere consapevolezza, per mettere un freno. Non bisogna uccidere la speranza, che non è una parola vuota, ma ha un significato medico, perché ha un’azione che aumenta la nostra capacità immunitaria, la nostra volontà di fare. Bisogna dunque non lasciarci andare alla disperazione! E finalmente allora facciamo tacere questi profeti, che non lasciano spazio nemmeno a questa grande forza su cui dobbiamo contare […]. Io sono un vecchio psichiatra, ma non vi raccomando grandi strategie […] dovete sperare!” [Leggi di più…]
Tra salute e malattia: alla ricerca di senso
Avremmo potuto scrivere un post, come solitamente facciamo. Questa volta, invece, abbiamo preferito invitarvi nel nostro spazio di riflessione.
Ci incontriamo su Skype, la geografia non ci è amica. Così un gruppo di lavoro, eterogeneo per formazione ed esperienze di vita, si sta trasformando in un luogo di pensiero, di scambio, di apprendimento, di messa in comune dei talenti personali, di amicizia.
Questo crea vita e, dopo tutto, siamo un Gruppo di Creatività Culturale! Dato che l’obiettivo primario dei GCC è quello di annunciare la nuova umanità, in questo video proviamo ad offrire ciò che abbiamo: non importa quanto sia, perché lo facciamo con tutto noi stessi e lo facciamo con gioia! [Leggi di più…]
La malattia tra interpretazione e ricerca di senso
Perché mi è capitata questa malattia?
Questa domanda prima o poi ce la siamo fatta tutti, più o meno apertamente.
La malattia, infatti, anche quando è lieve e transitoria, porta sempre con sé questo interrogativo.
Come risponde la medicina alla nostra domanda di significato?
Per tentare una risposta, la prima cosa da fare è smontare proprio questa (apparentemente) semplice domanda. Dobbiamo cioè capire prima di tutto cosa intendiamo per “medicina” e cosa significa “dare un senso” a una specifica malattia. [Leggi di più…]
L’arte del riciclaggio interiore
La nostra vita quotidianamente ci mette di fronte ad un grande problema: liberarci dei rifiuti. Ogni nostra attività ne produce, da quelle domestiche a quelle lavorative, persino le nostre necessità fisiologiche. Ne produciamo enormi quantità e abbiamo anche imparato abbastanza bene a distinguere i materiali riciclabili per riporli negli appositi contenitori, che gradualmente si riempiono. Eppure ad un certo punto questi rifiuti scompaiono dalla nostra vista e una volta arrivati al cassonetto possiamo anche dimenticarcene. Che liberazione, sono sparirti! In realtà sappiamo bene che non è così. L’immondizia è un grave problema dell’umanità, occupa un sacco di spazio e inquina l’ambiente. Ma finché non vediamo le immense discariche o gli ammassi di spazzatura per strada cerchiamo con tutto noi stessi di ignorarlo. [Leggi di più…]
Da auto-re ad esigente, andata e ritorno
Eccoci arrivati alla terza ed ultima puntata del nostro viaggio intorno al documento “Stati Generali della professione medica – 100 tesi per discutere il medico del futuro”, scritto dal sociologo Ivan Cavicchi su commissione della FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) per avviare il confronto sulla cosiddetta “questione medica”.
Dopo un primo post di lettura complessiva del documento, abbiamo provato a scendere più nel dettaglio delle motivazioni della crisi della professione medica (secondo post).
Ora vorrei provare a focalizzarmi sulla pars construens del documento, lì dove Cavicchi mi ha maggiormente colpita nelle sue proposizioni. [Leggi di più…]
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