La testimonianza di Alessandro Iapino: qui ho imparato ad ascoltarmi.
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La testimonianza di Alessandro Iapino: qui ho imparato ad ascoltarmi.
Premetto, a scanso di ogni possibile dubbio, che sì, quella che segue è pubblicità manifesta, e per giunta in comunione di interessi! … Praticamente il massimo. Ciò dichiarato, pensando alle imminenti, già iniziate, o già finite, o da fare proprio per niente, Vacanze, mi vengono in mente i luoghi e, grazie al piacevole libro “Dieci Luoghi Dell’Anima”, Cantagalli editore, di Fabrizio Falconi, poeta, giornalista, scrittore, vaticanista, blogger e tante altre cose ancora (tutte diverse da me) nonché fratello del sottoscritto, mi viene da pensare al bello di alcuni luoghi, spesso coincidenti proprio con quelli delle vacanze, che secondo me ugualmente “possiedono la capacità di parlare alle anime, proprio alla nostra anima e in quel momento, oltre l’evidente bellezza di un armonico paesaggio, o di un efficace gradazione di forme e colori.. ” … e … l’anima sorride e si abbandona, vibra a livelli superiori.
Devo moltissimo a mio fratello che, fra le tante cose fondamentali, un giorno ormai lontano, di molti anni fa, mi fece conoscere Marco Guzzi, e mi pare un minimo segno di riconoscente gratitudine cogliere questa occasione per poter citare la sua penultima (sta per essere presentata una nuova raccolta di testi poetici che ha per titolo “Il respiro di oggi” – Terre Sommerse editore) fatica che parla di luoghi particolari, i luoghi dell’anima.
Nel libro che si fa leggere con piacere l’autore ci porta secondo un percorso apparentemente casuale, frutto di visite fatte come turista o per lavoro, alla scoperta di una serie di posti assolutamente suggestivi e cruciali sparsi per il pianeta che possiedono un anima, oltre ad un significato speciale per la cristianità. Con la sua descrizione pittorica ci mostra che essi sono vivi e parlano ancora oggi, attraverso le voci delle storie che continuano a raccontare le persone e le cose che li abitano, direttamente alla nostra anima che resta incantata ad ascoltare. A me viene in mente il luogo delle vacanze dove ormai da quasi 20 anni trascorro le più ambite e importanti giornate del faticoso anno che ogni volta si snoda nella vita con i suoi bassi e i suoi alti. Sperduta a nord di Chiusa, tra le pendici dolomitiche del gruppo del Sella e la vetta della Plose, una valle poco frequentata e abitata per lo più da gente che parla solo tedesco, e a fatica azzecca qualche battuta in italiano, ci accoglie sempre ad agosto iniziato con i suoi profumi di verde di boschi, la sua pace i suoi colori sgargianti, i raggi del sole che filtrano tra i rami e le nuvole sulle vette, e l’operosità della sua gente più dedita alle attività contadine che non all’industria del turismo. La mia famiglia ed io cominciamo a sentirci meglio già appena superato Bolzano, quando manca ancora qualche decina di chilometri all’arrivo. E pian piano l’anima si distende e comincia a rilassarsi a lasciarsi andare, a farsi cullare dai sapori e dalle immagini che inizia a percepire, e le voci e gli sguardi e l’accoglienza dei nostri ospiti ci danno il benvenuto. Poi lunghe passeggiate, nuovi sentieri inesplorati, angoli sorprendenti e scorci panoramici di bellezza incontaminata, tramonti lontani che virano i colori delle rocce, e cieli pieni di stelle che la notte fanno venire i brividi a vederle cadere intorno ad una luna che sorride maestosa prima di nascondersi dietro il profilo scuro di una cima lontana. I grilli che saltano tra i fili dell’erba, gli scoiattoli che dopo un’occhiata imbarazzata scappano via presi come sono dalle loro attività, e ancora i cervi che maestosamente brucano attenti lungo i pendii e le mucche che pascolano lontane sulle radure delle vette più alte. Sento ogni volta e sempre di più un profondo legame di appartenenza della mia anima con questo luogo. Resto assorto al mattino presto mentre osservo e ascolto il paesaggio che si sveglia, riesco a meditare nel respiro delle sue fragranze e a trovare lo spirito riconoscente per rivolgermi a Dio e pregare con il cuore che trabocca per tanta grazia. ……………….
E voi, avete anche voi luoghi speciali, magari di vacanza, che … curano l’anima?
Mi fermo qui, fiducioso nei contributi dei più volenterosi e disponibili, e a tutti auguro di trascorrere le migliori vacanze, con abbondanza di pace ed uno sguardo sereno verso il futuro.
” Il solito delirio. Traffico, metro piena, persone e cose che si muovono all’impazzata.
Guarda l’orologio. E’ in ritardo.
Pensieri e scenari che gli affollano la mente. Comincia a sentire il cuore in petto e poi in testa. Non riesce a fare più nulla.
Si ferma esattamente dov’è, in mezzo a questo vortice e si guarda intorno.
Inaspettatamente ….
….. comincia a sorridere. Una reazione inaspettata anche per lui.
Gli viene in mente una melodia, la colonna sonora del film di cui è protagonista.
Allora prova a sintonizzare tutti i sensi per continuare a filtrare.
In un istante si rende conto che sta prendendo le distanze dagli oggetti, dalle notizie, dai pensieri e dalle persone. Una risposta in tempo reale che elabora una attenzione “nuova” delle relazioni, del tempo e dei desideri. Tutto questo non è limitato a quel momento ma si estendeva nel tempo.
In quel momento qualcuno gli aveva aperto gli occhi. Si era ritrovato. Con se stesso.”
Vi domanderete quale musica lo aveva contattato. La canzone è MERAVIGLIOSO di Domenico Modugno tornata alla ribalta grazie ai Negroamaro.
“Credetemi è accaduto di notte su di un ponte
guardando l’acqua scura con la dannata voglia
di fare un tuffo giù uh
D’un tratto qualcuno alle mie spalle
forse un angelo vestito da passante
mi portò via dicendomi
Così…
Meraviglioso
ma come non ti accorgi
di quanto il mondo sia
meraviglioso
Meraviglioso
perfino il tuo dolore
potrà guarire poi
meraviglioso
Ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita…
l’amore…
Meraviglioso
il bene di una donnache ama solo te
meraviglioso
La luce di un mattino
l’abbraccio di un amico
il viso di un bambino
meraviglioso
meraviglioso…
ah!
(vocalizzato)
Ma guarda intorno a teche doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l’amore
meraviglioso
(vocalizzato)
La notte era finitae ti sentivo ancora
Sapore della vita
Meraviglioso
Meraviglioso
Meraviglioso
Meraviglioso
Meraviglioso
Meraviglioso”
Ve la dedico come l’augurio di Buone Vacanze
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Photo credit: Random Dude
“Che crudeltà fare un acquario” “E’ anche crudele chi ci ha messo qui?”
“No, perché questo è un acquario infinito”
Inizia il periodo delle ferie estive, un tempo tanto atteso, ma anche tanto temuto da chi conosce bene i pericoli del caos e dell’assenza di punti fermi che ci da il ritmo lavorativo, quella disciplina, accolta o subita che sia, che comunque scandisce in modo ordinato le nostre giornate.
E allora proviamo a organizzarci e ad attrezzarci per non perdere l’orientamento, per fare in modo che “l’anima non vada mai in vacanza”, ma sia il fulcro da cui partire anche per godere in pienezza il riposo dalle fatiche dell’inverno.
L’Associazione Acquario Infinito, nata per ricordare Giulio, si è caratterizzata in questi anni non solo per le iniziative sul versante più ‘tecnico’ della sicurezza in mare, che potete vedere nel video, ma anche per la proposta di eventi che possano contribuire a qualificare il tempo libero come un tempo di vera rigenerazione e di arricchimento psico-fisico.
Con questo valore aggiunto si muovono i consueti appuntamenti culturali estivi: le Settimane dello yoga (luogo e orari: www.surf.it), e il Festival Internazionale di cortometraggi sul tema del mare Cortoacquario (www.cortoacquario.it).
Chi resta a Roma tra luglio e agosto è invitato perciò a fare un salto a Santa Marinella Sabato 18 luglio alle ore 21, all’arena Lucciola (via Aurelia 311) per la III edizione di Cortoacquario, e poi, se vorrà, potrà partecipare dal 27 luglio al 26 agosto ai corsi gratuiti di yoga.
E’ veramente riposante sperimentare quella quiete interiore che ci da pace e che nessuno può toglierci, ed è proprio bello scoprire che, entrando in contatto con le nostre profondità, diventiamo capaci di godere e di condividere nuove visioni sulla vita e sulle cose, e di esprimere forme inedite di impegno creativo.
Non è questo forse anche il messaggio che il mare, con il suo fascino potente, ci trasmette?
E’ diventato legge il ddl Sicurezza che introduce il reato di clandestinità, legalizza le ronde e allunga a sei mesi il periodo di permanenza coatta nei Centri di identificazione.
Una notizia di cronaca tra tante. Roma. 7 maggio 2009 Tunisina morta impiccata al CIE
Nella notte del 7 maggio nel CIE di Ponte Galeria è morta una detenuta tunisina.
Si chiamava Nabruka Mimuni e aveva 44 anni. Era in Italia da più di 20 anni.
Era stata catturata due settimane prima dalla polizia mentre era in coda in Questura per rinnovare il permesso di soggiorno.
La sera precedente le avevano comunicato che sarebbe stata espulsa e la mattina le sue compagne di cella l’hanno trovata impiccata in bagno. Nabruka ha lasciato un marito e un figlio.
“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali…
…Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.
Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.
(dalla relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano
sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, ottobre 1912)
vedi anche:
Carissimi, questo post è dedicato a voi tutti che vi siete messi sul cammino, difficile ma molto fecondo, di una crescita verso un’azione davvero libera e liberante nel mondo. È…un invito! Avete da fare tra l’1 e l’8 agosto?
Se no, vi aspettiamo per una settimana di spiritualità e lavoro, che ci aiuterà ad intonare la nostra estate.
I fatti sono questi: una cooperativa sociale formata da coppie di adulti, denominata La Nuova Arca, ha da poco ottenuto in comodato gratuito una grande villa, inserita in una campagna di rara bellezza posta all’altezza del Divino Amore, tra Via Ardeatina e Via Laurentina. Il progetto che si intende lì realizzare è una casa famiglia per donne sole con bambino. Ma più in generale stiamo lavorando per avviare una serie di attività tra loro collegate, non solo per l’accoglienza delle mamme, ma per il loro inserimento sociale e lavorativo, attraverso l’agricoltura, l’apicoltura e altre forme di piccola impresa. La casa famiglia si chiamerà “La Tenda di Abramo”. La casa ha bisogno di alcuni interventi di adeguamento e ristrutturazione. Più in generale tutta la zona che è intorno richiede alcune piccole misure di bonifica: dal giardinaggio alle necessarie riparazioni di un’area da adattare a nuovi scopi di accoglienza e vita comunitaria. Alcune di queste attività saranno svolte da una ditta, altre possono essere svolte a titolo di volontariato da chiunque abbia un po’ di tempo e buona volontà.
Ed ecco che ci è venuta, a me e al presidente che è anche un mio carissimo amico, la seguente idea: perché non proporre a tutti una settimana di preghiera e lavoro, che possa anche essere un “grembo” di gestazione di una realtà nuova di laici credenti (e non)? La cosa mi pare particolarmente azzeccata: va infatti nella direzione di una vera coniugazione di “meditazione” e vita attiva, che è esattamente il cuore del nostro lavoro, e ciò che il nostro cristianesimo oggi richiede. Una piccola esperienza di monachesimo “laico” (come del resto era alle origini), che aiuti e formi le persone a trovare una via di coniugazione tra lavoro e preghiera, tra materia e spirito, tra interiorità ed esteriorità, da secoli dolorosamente separate, in noi e fuori di noi. L’organizzazione della giornata sarà molto semplice: sveglia e colazione (lì si può dormire), piccolo momento di preghiera, lavoro fino all’ora di pranzo, pranzo e poi riposo. Il pomeriggio sarà invece dedicato alla formazione, alla meditazione e alla preghiera, e alla condivisione fraterna.
Saremo “intonati” a questo lavoro – che mi pare tanto innovativo proprio perché radicato sul fondamento nuovo dell’Incarnazione – dalla parola “sperimentale” di Marco Guzzi, che come sapete questi percorsi di integrazione/coniugazione li teorizza e li propone da tempo. Sarà con noi il pomeriggio di sabato 1 agosto per avviarci all’esperienza settimanale. Questa esperienza vuole essere fortemente e seriamente sperimentale. Non ci saranno perciò “maestri”, ma fratelli che insieme si aiuteranno l’un l’altro, nella preghiera come nel lavoro. Cercheremo di penetrare in un’azione sociale che mira a radicarsi su basi più salde al fondamento stesso dell’agire, tentando di elaborare un superamento dell’intimismo e dell’attivismo insieme, e quindi delle ipocrisie e delle finzioni, dei perfezionismi e dei moralismi che tanto spesso bloccano la nostra azione, e che finiscono per svuotarla dal di dentro.
Tutto, in questa settimana, sarà intonato a misura e sobrietà. Potremo godere insieme della bellezza del posto, e dormire qui (con un pizzico di spirito di adattamento). Ma sarà anche possibile tornare a dormire presso le proprie case. Saremo in Via di Porta Medaglia 211, Roma, dopo il G.R.A. Se volete partecipare, segnalatemelo scrivendo al mio indirizzo di posta a.finazziagro@inres.org o mandandomi una richiesta di partecipazione via fax allo 06-233.233.839.
Saluti di pace!
Contributo di Suor Mirella
« Lui aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a tenergli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei profeti » (Paolo VI)
Ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario della morte di don Primo Mazzolari, prete carismatico e profetico, protagonista del cattolicesimo italiano del Novecento.
Le sue idee, attualissime anche oggi, anticiparono alcune delle grandi svolte dottrinarie e pastorali del Concilio Vaticano II, in particolare relativamente alla “Chiesa dei poveri”, alla libertà religiosa, al pluralismo, al “dialogo coi lontani”, alla distinzione tra errore ed erranti.
Egli tendeva a superare l’idea della Chiesa come ‘società perfetta’ e si confrontava onestamente con le debolezze, le inadempienze e i limiti insiti nella stessa Chiesa; ciò era necessario per poter finalmente presentare il messaggio evangelico anche ai ‘lontani’, a coloro cioè che rifiutavano la fede, magari proprio a causa dei peccati dei cristiani e della Chiesa.
Riteneva che la società italiana fosse da rifondare completamente sul piano morale e culturale, dando maggiore spazio alla giustizia, alla solidarietà con i poveri, alla fratellanza.
L’impegno per l’evangelizzazione, la pacificazione, la costruzione di una nuova società più giusta e libera costituirono i cardini del suo impegno dal 1945 in poi. Era convinto che il cristianesimo potesse costituire un rimedio ai mali del mondo e si fece portatore dell’idea di una vera e propria ‘rivoluzione cristiana’: i cristiani dovevano essere autentica guida della società, a patto di rinnovarsi completamente nella mentalità e nei comportamenti.
Per i suoi numerosi scritti provocatori si guadagnò la fama di prete scomodo e di frontiera e fu sottoposto a numerose limitazioni da parte delle autorità ecclesiastiche. Lui rimase coerente al suo proposito di ‘ubbidire in piedi’, sottomettendosi sempre ai suoi superiori, ma tutelando la propria dignità e la coerenza del proprio sentire.
Con il suo stile ed esempio di vita don Primo ci indica un cammino di educazione alla solidarietà e alla nonviolenza. Riscoprire la sua eredità spirituale, promuovere la riflessione sull’attualità del suo pensiero, può contribuire a dare nuova vitalità sia alla comunità ecclesiale che alla comunità civile.
Riportiamo di seguito uno scritto inviatoci da Suor Mirella che sul don Mazzolari narratore ha fatto la sua tesi di laurea.
Quando ho messo mano al mio lavoro su Don Primo Mazzolari ritengo di aver avuto una particolare fortuna, quella di aver avuto accesso a tanti importanti documenti allora inediti in particolare al Diario della giovinezza che ha accompagnato il periodo della sua formazione seminaristica fino al sacerdozio.
Sette quadernetti, redatti con nitida lucidità , dai quali già emerge e si staglia quella eccezionale personalità che troverà espressione nella sua figura di uomo e di sacerdote.
“ Da mamma ho preso l’amore, la sensibilità, la timidezza, la dolcezza…dal padre la fierezza, la lealtà l’orgoglio istintivo di una razza forte…”
E ancora” Ho un cuore che sogna e che sa amare, che conosce gli ardimenti generosi e nobili…un’intelligenza che sa i voli rapidi e forti…”
Ciò che Mazzolari, ancora giovanissimo, riscontra in sé, con notevole chiaroveggenza, avrà puntuale riscontro nella sua complessa e singolare esistenza di uomo e, possiamo ben affermarlo, di “profeta”, se, come di fatto avvenne, le sue intuizioni passarono all’attenzione del Vaticano II iniziato, appunto, poco dopo la sua morte.
Quel cuore che “ sa amare” lo porterà talvolta ad eccessi verbali e a dure prese di posizione, incalzati del resto da una urgenza interiore sincera ed appassionata.
Affermerà nel suo Testamento redatto durante una pausa punitiva :” Lo stesso amore mi ha reso straripante e violento…”
L’intelligenza critica, acuta e chiaroveggente di Don Primo, dovrà sempre fare i conti anche con una particolare tendenza onirica che lo porterà anche ad addentrarsi nella produzione letteraria, ma la sua incontenibile carica d’amore, la sua passione umana e sacerdotale, si riverserà sulla Chiesa degli umili, dei poveri, dei lontani senza misura.
Contestatore intelligente ed acuto accetterà con il medesimo stile incomprensioni, rifiuti, censure ecclesiastiche e angherie governative, senza tuttavia scendere a compromessi o deflettere dal suo pensiero, e a un Vescovo che lo ammonisce dicendogli se non si è mai chiesto perché l’autorità ecclesiastica è sempre in allarme per lui, risponderà:
” E Lei non si è mai chiesto, come nonostante tante prove e punizioni e umiliazioni io ho continuato la mia strada?”
Circolano tante definizioni sulla personalità di Mazzolari…profeta obbediente…contestatore per tutte le stagioni…testimone che ha pagato per tutti…naturalmente tutte riduttive a causa della dimensione e qualità di questa eccezionale personalità umana e sacerdotale.
L’invito quindi è, a conoscere Primo Mazzolari da vicino… a mettersi alla sua scuola che resta comunque per tutti una scuola d’amore.
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