Le relazioni che intessiamo sono di diverse specie: affettive, sentimentali, lavorative, di interessi, etc. Tutte hanno in comune il dato dell’interrelazione o dell’interazione, in quanto ogni relazione postula un “io” ed un “tu”, in senso singolare o plurale. Siamo esseri naturalmente relazionali, nati per assurgere alle vette della relazione, sia che riguardi l’io e l’io in contatto con l’altro/a, sia che attenga a Dio. Più siamo capaci di relazioni autentiche e non mediate dall’ego distorto ed alienato, più siamo vicini alla nostra realizzazione, alla nostra mèta di esseri umani, creati ad immagine e somiglianza di Dio. Difatti, presupposto è la nostra discendenza divina, a meno che non si vogliano attribuire al Caso le stesse peculiarità di Dio.
Chi resta saldo?
Così si interrogava il teologo Dietrich Bonhoeffer negli anni tragici della persecuzione nazista.
Come è accaduto per Etty Hillesum, che abbiamo ricordato nella conferenza di Marco Guzzi pubblicata recentemente, una situazione drammatica di guerra, prigionia, violenza, fame, freddo, può far emergere insospettate energie di resistenza e di contrapposizione pacifica al male.
Felicità, gioia, piacere
Felicità, gioia, piacere: queste tre parole riassumono bene quello che in fondo tutti vorremmo per la nostra vita. Però le sfumature di significato sono diverse: con la parola felicità spesso si indica una pienezza del benessere a tutti i livelli della persona, mentre con il termine gioia si fa riferimento soprattutto alla soddisfazione dei desideri più profondi, quelli dell’anima.
E il piacere?
Darsi pace sull’autobus
E’ lunedì mattina, sono in pensione ma mi affretto a prendere l’autobus per il centro per dedicarmi a commissioni varie; il mezzo giunge con un certo ritardo, le persone in attesa ed io facciamo fatica a salire e poi ci troviamo schiacciati tra gli altri passeggeri. Sono in una posizione scomoda, per fortuna so che il viaggio è breve, mi guardo intorno: vedo volti tesi e duri, concentrati sui propri pensieri e sui propri fastidi attuali. Una persona sbotta perché non riesce a raggiungere la porta per scendere, impreca con una colorita espressione in dialetto. Gli altri ascoltano, non reagiscono, restano quasi impassibili, perché sono di fronte a un fatto abituale.
Errante e Orante
Errare. Il verbo ha due significati. Apriamo il vocabolario (v. Sabatini Coletti) e leggiamoli. Il primo: sbagliare, ingannarsi; in senso morale, commettere una colpa, peccare. Il secondo significato: andare qua e là, vagare, peregrinare senza mèta o scopo in un luogo; deviare, allontanarsi da una certa direzione, anche con valore figurativo.
Orare. Questo secondo verbo significa “parlare” [dal latino orare «parlare» (che nel latino ecclesiastico acquistò il significato di «pregare»), derivato di os oris «bocca»]. Quindi, parlare a Dio, pregare Dio. Nel latino classico anche parlare in un’adunanza, arringare, perorare (v. Treccani).
Etty Hillesum: germogli di nuova umanità
In occasione del centenario della nascita, pubblichiamo il video della conferenza su Etty Hillesum, tenuta da Marco Guzzi nel 2004, nell’ ambito del ciclo di incontri intitolato ‘Visioni’.
Uguali e diversi
Partiamo solenni, dall’articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.” L’articolo 2 comma 1 prosegue: “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.”
Nei tribunali, poi, la famosa frase ci ricorda che “la legge è uguale per tutti”.
Amare se stessi
Gli scaffali delle librerie sono pieni di manuali di self-help e su internet i siti di pronto soccorso psicologico sono sempre più frequenti. Il disagio personale, relazionale, lavorativo ormai è così evidente che si cerca di tappare qua e là un po’ di buchi, provando consigli e strade di successo che ci facciano stare un po’ meglio con noi stessi e con gli altri.
Uno dei punti di partenza di molti di questi percorsi di self-help recita: impara ad amare te stesso. Ma cosa vuol dire amare se stessi?
Maschere di noi
Nel percorso con i gruppi Darsi Pace, ho trovato la strada per conoscere, capire, accettare e superare tanti lati oscuri della mia storia personale, tante zone d’ombra sono state illuminate, messe alla luce, tanti aspetti della mia vita si sono rivelati e pacificati.
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